Giù i tassi, via libera al debito per il riarmo ma (almeno) scende il mutuo
Si parla di riarmo e di grandi investimenti e allora tutto va come previsto: il consiglio direttivo della Bce taglia ancora i tassi che scenderanno, dal 12 marzo prossimo, di altri 25 punti base stabilizzandosi al 2,50% per i depositi presso la baca centrale, al 2,65% per le operazioni di rifinanziamento principale e al 2,90 per quelle di rifinanziamento marginale. È finita l’era dell’austerità. E non appare certo un caso che ciò accada proprio mentre i Paesi della Ue pensano, Germania in testa, a indebitarsi di nuovo. Tassi alti, come ha ripetuto a suo tempo sgolandosi il ministro italiano all’Economia Giancarlo Giorgetti, impongono interessi alti, altissimi, che gravano sulle finanze pubbliche e, di conseguenza, limitano le capacità di investimento degli Stati stessi. Ora che sull’Europa spirano venti di guerra, o quantomeno di riarmo, riportare i tassi di interesse a quote più normali rappresenta un viatico importante, e obbligato, per consentire a Bruxelles e ai singoli Paesi membri di indebitarsi un po’ di più rispetto al passato. Berlino, per esempio, ne approfitterà subito: la Grosse koalition Cdu-Spd, stavolta a guida Merz, sembra decisa alla sterzata, anzi alla rivoluzione più decisiva di sempre dai tempi di Copernico: togliere, una volta e per tutte, il “freno al debito” in Costituzione. Farlo è propedeutico al piano da mille miliardi di euro in infrastrutture, spese per la Difesa e investimenti pubblici in genere che ha fatto letteralmente sobbalzare il valore e la richiesta di titoli di Stato tedeschi. Richiesta che ha raggiunto livelli che non si vedevano dai tempi, antichi, della caduta del Muro di Berlino alla base di un piano che, ieri, è stato benedetto proprio da Christine Lagarde: “Un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe contribuire alla crescita”. E se lo dice lei che s’opponeva persino agli aumenti dei salari per non incentivare l’inflazione, c’è da crederle.
La Bce, da parte sua, non si sbilancia più di tanto e resta affezionata alla “sua” narrazione: non c’è alcun percorso prestabilito, le decisioni saranno assunte volta per volta, anche stavolta il consenso è stato unanime, anzi no: un solo membro s’è astenuto. Si tratta dell’austriaco Robert Holzmann, un falco mannaro che avrebbe voluto aumentare i tassi, all’epoca della crisi energetica, di 50 punti base alla volta e che è quasi svenuto quando gli hanno detto che i suoi colleghi nel board Bce avrebbero voluto scontare mezzo punto base tutto una volta. Ogni scelta è guidata dai dati. Che, però, a Francoforte fanno tirare un respiro di sollievo. Eurostat, infatti, ha rilevato che il livello d’inflazione è al 2,3% vicinissimo all’obiettivo del 2% stabilito da Lagarde e soci già negli anni scorsi. Il traguardo, insomma, inizia a vedersi all’orizzonte. Ma il prezzo da pagare è stato altissimo. E lo è ancora. La stessa Bce, infatti, s’è trovata costretta a rivedere al ribasso le stime di crescita: +0,9% quest’anno, 1,2% per il 2026, 1,3 per l’anno successivo. Colpa dei dazi e delle incertezze geopolitiche, certo. Ma pesa, e non poco, il punto di partenza.
Coi tassi bassi, però, c’è un po’ di respiro anche per le famiglie. Una volta tanto gli interessi sembrano collimare. L’allentamento del costo del denaro comporterà un importante “sconto” sulla rata del mutuo che, secondo i bancari di Fabi potrebbe risolversi in un risparmio fino a 200 euro. “Su un mutuo da 100mila euro a vent’anni, la rata si ridurrà di 76 euro al mese, mentre per lo stesso importo a 30 anni il risparmio sarà di 81 euro; per un finanziamento di 250.000 euro a 30 anni, la riduzione mensile arriva a 203 euro, pari a oltre 2.400 euro annui”. Insomma, un bell’affare. I consumatori esultano ma le cifre diffuse sono meno ottimistiche di quelle Fabi. Per il Codacons il risparmio per le famiglie si attesterebbe tra i 13 e i 30 euro al mese, per una minor spesa annua da quantificare tra i 180 e i 360 euro. Gli analisti Unc, invece, ritengono che il risparmio mensile sarà di 17,50 euro e in un anno si pagheranno fino a 210 euro in meno.
Il taglio dei tassi, secondo Fabi, farà bene anche al credito al consumo. “La media dei tassi d’interesse per il credito al consumo potrebbe attestarsi, a stretto giro, attorno al 7,65%. Per una lavatrice da 700 euro, acquistata con un finanziamento di 5 anni, la rata mensile sarà di 14 euro; uno smartphone da 850 euro, invece, verrà finanziato in due anni con una rata di 40 euro al mese; per un televisore da 1.200 euro, finanziato in 3 anni, la rata mensile sarà di 39 euro mentre per un’automobile da 20.000 euro, acquistata con un finanziamento di 6 anni, la rata è di 357 euro al mese”. Se questo è quanto risparmierà una famiglia, immaginate cosa potrà accadere per gli Stati.
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