Editoriale

Scherzi da premier

di Tommaso Cerno -


Scherzi da premier. Ma se il premier italiano voleva dire ai leader africani che il sentimento di stanchezza per questo conflitto infinito e senza una via d’uscita prevale nell’Unione Europea, non ha fatto altro che dire ciò che pensa la maggioranza dei cittadini. Se vogliamo guardare il dito, troveremo paginate di sfottò e sarcasmo sulla gaffe di Palazzo Chigi, se vogliamo guardare la luna abbiamo appreso due nozioni dallo scherzo dei russi: Giorgia Meloni è ancora un essere umano razionale, con la consapevolezza e il polso della realtà, e che c’è bisogno in Europa di battere i pugni e invocare al più presto una via di pace perché davvero siamo stanchi di una guerra che sta portando guerra, caos, crisi economiche e sociali in mezzo Occidente.

Al netto che, in perfetta tradizione berlusconiana, e in assenza di un’opposizione coesa, il grosso dei guai per il premier capita sempre scivolando sulle bucce di banana lasciate dai suoi, nel solco di una esigenza di maggiore apertura del governo a intelligenze e profili più ampi del cerchio stretto di fedelissimi, nel merito c’è da tirare un sospiro di sollievo. Perché sarebbe stato molto più inquietante, a oltre un anno e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina, apprendere da un leader del G7 che questo sgangherato Occidente era soddisfatto della situazione a Kiev e rivendicava la primogenitura del conflitto più insulso della storia recente.

Come dimostra lo spostamento immediato di attenzione su Israele, che in poche ore ha cancellato la prosopopea e la retorica con cui Usa ed Europa avevano inneggiato al grande conflitto nel nome della democrazia contro la Mosca di Zar Putin. Immagino che, se Giorgia Meloni, pur convinta di disquisire con un leader africano, ha pronunciato quelle parole, in particolare il riferimento alla “stanchezza”, siano questi i toni riservati con cui si discute nel merito della guerra in Ucraina a margine dei roboanti vertici internazionali di guerra che ormai riempiono le adunate politiche dei primi ministri, e questo mi conforta come cittadino.

Perché sarei davvero incredulo se tanta forza democratica eletta dai popoli d’Europa pensasse davvero che c’è una persona normale in questo pezzo di mondo convinta davvero che, se qualcuno lo volesse, non esista una strada che sia una per tentare almeno un approccio diverso dalle armi e dai tank per verificare se al Cremlino siede un presidente feroce e spietato, ma pur sempre dotato di intelletto, o se al contrario Vladimir Putin ha realmente gettato il futuro della Russia nelle acque terse e gelide del Volga.

Non faccio, fortunatamente, il diplomatico ma mi sento rincuorato anche dal fatto che in una Russia dittatoriale come è stata dipinta in questi mesi ci sia spazio per un duetto comico. Anche perché mostra come forse un dialogo da parte delle grandi teste dello scacchiere geopolitico mondiale non sarebbe poi così impossibile. Mentre non mi aspetto telefonate sotto falso nome da parte di comici di Hamas che, appoggiati i coltelli sul tavolo, usino il loro tempo per intrattenere un pubblico radio televisivo cercando di beffare il leader nemico di turno. Ma questa è una di quelle sottigliezze metafisiche che una moltitudine non ci arriva.


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