Politica

Schlein affossata dai diktat di Conte sulla Basilicata

di Giuseppe Ariola -

Conte - Schlein


La sottomissione di Elly Schlein a Giuseppe Conte si infrange contro ‘l’orgoglio lucano’ e rende davvero il campo largo un campo minato, a partire dal terreno della Basilicata, quale la segretaria dem rischia di lasciare le penne. Se la dirigenza nazionale del Pd ha mal digerito l’ennesima genuflessione ai desiderata grillini, a quella regionale lucana questo boccone proprio non va giù e ritiene addirittura ‘mortificante’ la designazione di Lacerenza come candidato alla guida della regione. Ma quella giunta dal Pd lucano è molto di più di una recriminazione, è un vero e proprio ultimatum: o si dirotta su un nuovo candidato per la corsa contro l’uscente Vito Bardi, oppure il partito a livello regionale valuterà le “condizioni per promuovere autonomamente un innovativo polo dell’orgoglio lucano”, sostenendo Angelo Chiorazzo già individuato a livello locale come “il miglior candidato possibile” in Basilicata.

Parole che pesano come macigni e che non sono state lanciate al vento o pronunciate in un confronto di partito, ma che sono state messe addirittura nero su bianco in un documento ufficiale firmato da attivisti, sindaci, amministratori sindacalisti e dirigenti del Pd e del centrosinistra lucano, tanto che a poche ore dall’investitura Domenico Lacerenza già traballa, nonostante le smentite di dem e Movimento 5 Stelle. Un incidente questo, per il quale è stata chiesta l’urgente convocazione della direzione regionale, che aggrava le condizioni di salute di una coalizione dalla quale si è già sfilato Carlo Calenda, proprio a causa delle scelte imposte da Conte alla Schlein, e della quale è ormai quasi certo non farà parte neanche Italia Viva. Matteo Renzi, infatti, pur rimandando ai dirigenti locali del partito la scelta di quale candidato sostenere, non manca di richiamare “un’antica amicizia con Bardi” e posizionarsi sulla stessa linea di Azione. “Il centrosinistra, se insegue Giuseppe Conte, è finito. Prima o poi lo capirà anche il Pd, non dispero che questo avvenga il prima possibile”, ironizza. Dallo stesso partito non mancano ulteriori bordate alla Elly Schlein accusata dal capogruppo al Senato, Enrico Borghi, di essere “caduta nella trappola di Giuseppe Conte, che sta giocando al gatto e al topo con il Pd. Quello che non si capisce è perché il Pd abbia abdicato al suo ruolo di guida e di regista, se non per un pregiudizio ideologico che lo sta portando fuori strada”.


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