Segnalazione ECRI sulla profilazione razziale della polizia: era già successo. La risposta di Meloni
La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), un organo indipendente del Consiglio d’Europa, ha stilato un rapporto nel quale raccomanda al governo italiano di “condurre uno studio indipendente sul fenomeno della profilazione razziale nelle sue forze di polizia, per poter valutare la situazione”. Il rapporto segnala come “agenti di polizia fermano le persone basandosi sul colore della pelle, o sulla loro presunta identità o religione”, fenomeno che l’ECRI definisce “in crescita in molti Paesi europei” e contrario ai valori europei.
La risposta della premier Giorgia Meloni è netta. La presidente del Consiglio respinge l’analisi, definendo le parole della Commissione ECRI “semplicemente vergognose” e sostenendo che le forze di polizia italiane operano “con coraggio, dedizione e rispetto della legge”. Meloni avanza l’ipotesi di giudizi infondati e ideologici, ribadendo che il governo continuerà a difendere chi garantisce la sicurezza dei cittadini.
Una risposta che serve a conoscere la valutazione immediata dell’esecutivo su una questione che però è da tempo al centro di studi e analisi fuori dei nostri confini, peraltro non solo rivolti all’Italia ma anche ad altri Stati.
E’ l’occasione anche per chiarire con precisione ruolo e funzione dell’organismo di cui in queste ore parlano tutti i media e che probabilmente diventerà oggetto di una nuova polemica politica sulle policy per la sicurezza del governo in carica. Era già successo il 22 ottobre scorso, la segnalazione non è una novità: in quel caso aveva registrato pure lo stupore del Capo dello Stato Sergio Mattarella espresso in un messaggio indirizzato al Capo della Polizia Vittorio Pisani. Ma i precedenti sono numerosi: altre segnalazioni simili erano arrivate nel 2002, nel 2006, nel 2012. L’ECRI fa parte del Consiglio d’Europa, un’istituzione che non rientra nell’Unione europea e che è un’organizzazione internazionale con sede a Strasburgo che interviene espressamente su diritti umani, democrazia e Stato di diritto in tutto il continente. Al Consiglio d’Europa aderiscono 46 Paesi, tra cui tutti i 27 Stati Ue, nel 2022, dopo il via del conflitto con l’Ucraina, la Russia era uscita dal Consiglio d’Europa.
Oltre che all’Italia, segnalazioni di questo tipo sono arrivate nel tempo ad Austria, Spagna, Germania, Islanda, Norvegia, Polonia, Slovacchia, Svizzera, Belgio, Francia, Grecia e Ungheria.
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