Via libera a Sogin per l’acquisizione di Deposito Avogadro
Il consiglio dei ministri ha dato il via libera a Sogin per l’acquisizione di Deposito Avogadro. La proposta, avanzata dal ministro all’Ambiente e alla Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e dal collega al dicastero dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, è stata approvata dal governo che si è riunito a Palazzo Chigi nella serata di lunedì scorso.
Sogin può acquisire Deposito Avogadro
Si tratta di un affare importante. Perché, da un lato, conferma la volontà del governo di viaggiare spedito in direzione del nucleare e del ritorno all’energia dell’atomo in Italia. Dall’altro, invece, segna un’altra cessione da parte di Stellantis. Deposito Avogadro, difatti, è società nata alla fine degli anni ’50 quando al Lingotto si puntava alla diversificazione della produzione e, perché no, ad avviare un’attività potenzialmente redditizia in materia di nucleare.
Sogni atomici
Di quei sogni, però, non è rimasto granché. Al centro dell’operazione, difatti, vi è l’asset strategico di Saluggia, in provincia di Vercelli. Dove sorge un reattore che risulta ormai spento fin dal lontanissimo 1971. Ma che assume, adesso, un ruolo strategico decisivo e straordinario nel grande scacchiere del decommissioning nucleare. Già, perché prima di avviarsi sulla strada dell’atomo del terzo millennio occorrerà fare piazza pulita di quanto resta delle vecchie tecnologie e, soprattutto, delle scorie che hanno lasciato. Ed è stato proprio all’inizio degli anni ’70 e fino a tutti gli anni ‘80, con lo spegnimento del reattore Avogadro Rs-1, che l’intera area è diventata un centro focale per lo stoccaggio e lo smistamento dei materiali di risulta legati al processo energetico nucleare.
Un passo verso il nuovo nucleare
Adesso Sogin, che già si occupava della questione del decommissioning, potrà acquisire l’intero stabilimento che era ancora nel portafoglio di Fca Partecipazioni, che chiaramente rientra nella galassia economica e finanziaria di Stellantis. I numeri dell’operazione non sono stati resi noti. Ciò che invece è stato confermato è l’impegno del governo verso l’energia nucleare. Un altro passo verso il perfezionamento del processo di decommissioning che dovrà portare, poi, l’Italia a ricostruire le basi di un fronte nucleare per arricchire il mix energetico su cui il governo punta forte per tentare di superare i nodi e i colli di bottiglia dell’approvvigionamento e, soprattutto, per abbattere i costi che stanno costando al Paese fin troppo. E non solo in termini di bolletta ma, soprattutto, di competitività sui mercati interni e esteri.
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