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Sport e disabilità, un’Italia che avanza verso l’inclusione

di Laura Tecce -


Sport e disabilità: un’Italia che cambia

Il 3 dicembre si è celebrata la Giornata internazionale delle persone con disabilità, istituita dall’ONU nel 1992 per promuovere diritti, benessere e piena inclusione. In Italia uno dei luoghi in cui questo principio trova la sua espressione più concreta è lo sport, spazio di incontro e superamento delle barriere, motore silenzioso ma potentissimo di cambiamento culturale. Non è un caso che proprio il movimento paralimpico abbia aperto molte delle strade che oggi consideriamo scontate nel contrasto ai pregiudizi. Lo ricorda a L’Identità Giunio De Sanctis, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, sottolineando come lo sport sia stato “uno dei settori più importanti e il primo a sdoganare tanti concetti e preconcetti sulla disabilità”, ripercorrendo il passaggio storico dall’allora Federazione sport handicappati alla Federazione italiana sport disabili fino all’attuale CIP.

Il ruolo del CIP tra inclusione e benessere

Per De Sanctis la mission di oggi non è soltanto quella delle medaglie – “paradigmatiche, utili per dare l’esempio” – ma soprattutto quella di avvicinare alla pratica sportiva, ben oltre i confini dell’agonismo, tutte quelle persone – più di un milione – che ancora non vi accedono: un impegno che il CIP persegue anche “attraverso progetti territoriali, le unità spinali, le aziende ospedaliere e tante altre iniziative che mostrano il grande beneficio e il benessere dello sport”. Le sue parole ricordano un punto essenziale: lo sport paralimpico non è solo competizione, ma un percorso di salute, socializzazione, empowerment e libertà personale. Una consapevolezza che negli ultimi anni anche la politica italiana ha iniziato a fare propria.

Politiche, investimenti e cambiamento culturale

Il riconoscimento del CIP come ente pubblico autonomo – passo storico che ha equiparato la dignità del movimento paralimpico a quello olimpico – insieme ai fondi per l’abbattimento delle barriere architettoniche negli impianti sportivi, agli incentivi per gli ausili, ai programmi di avviamento sul territorio e alle linee guida sull’inclusione nelle scuole, rappresentano tappe di un percorso che mira a un’accessibilità non solo fisica ma culturale. In questo contesto si inserisce il progetto più ambizioso: Milano Cortina 2026. Le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali saranno infatti la prima grande manifestazione sportiva nazionale concepita fin dall’origine secondo criteri di accessibilità integrata. Impianti, villaggi, trasporti, percorsi urbani: tutto è progettato per essere fruibile da atleti e spettatori con qualunque tipo di disabilità, lasciando in eredità infrastrutture e competenze che resteranno ai territori molto oltre il 2026.

Milano Cortina 2026 e una nuova idea di accessibilità

Una rivoluzione che non riguarda solo la tecnica o l’architettura, ma un nuovo modo di immaginare gli spazi pubblici. In un Paese in cui oltre 3 milioni di persone convivono con una disabilità, l’inclusione nello sport non è un obiettivo di nicchia ma un indicatore di progresso sociale. La Giornata del 3 dicembre lo ricorda con forza: l’inclusione non è un gesto di solidarietà, è un investimento nel futuro. E lo sport, insieme alla politica e a eventi come Milano Cortina 2026, continua a tracciare il percorso verso una società più aperta, consapevole e accessibile a tutti. Un percorso che, come sottolinea il CIP, deve portare sempre più persone a scoprire il valore, il benessere e la libertà dello sport, senza distinzione di abilità.

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