Economia

Taglio al cuneo, imprese e coop: “Bene ma ora diventi strutturale”

di Domenico Pecile -

Carlo Sangalli, presidente Confcommercio


Il Dl Lavoro all’esame delle categorie impatta inevitabilmente su critiche, perplessità, ma anche plausi. L’auspicio che le accomuna, oltre al disco verde pressoché unanime sul taglio del cuneo fiscale, è che il Governo acceleri sulla riforma complessiva. Legacoop giudica positivo il taglio del cuneo fiscale, ma chiede che la misura diventi strutturale. Nel contempo – suggerisce il presidente Simone Gamberini, “se si vuole far recuperare potere d’acquisto, a fronte di un’inflazione che insiste, bisogna detassare gli aumenti contrattuali per la durata di vigenza dei contratti collettivi appena stipulati”. Inoltre, sui contratti a termine, sostiene che “viene accolta una richiesta che da tempo la cooperazione porta avanti, cioè il rinvio alla contrattazione collettiva per la definizione di ulteriori causali in aggiunta a quelle previste dal Decreto dignità”. Sul reddito di cittadinanza, Gamberini ricorda che Legacoop aveva sollecitato modifiche nell’applicazione e perplessità sull’organizzazione dello strumento: “È però oggettivo che abbia svolto un’importante funzione di sostegno al reddito e quini preoccupa una riduzione di circa 1 miliardo”. Perplessità anche sul Reddito di inclusione che “dovrebbe essere valutato congiuntamente con lo Strumento di attivazione, unico residuo delle originali velleità di considerare l’allora RdC uno strumento per le politiche attive del lavoro, che, per essere efficaci, hanno bisogno di ben altri interventi”. Anche la Coldiretti, per bocca del suo presidente, Ettore Prandini, auspica urgente trovare risorse affinché le misure diventino strutturali. Prandini giudica importante il taglio del cuneo fiscale per aiutare le famiglie e per sostenere i consumi con un circolo virtuoso che sostenga la ripresa, in una situazione dove gli italiani hanno tagliato del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate nel primo bimestre del 2023. “Come abbiamo chiesto da tempo – ha aggiunto – in questo momento è necessario sostenere le famiglie e i consumi interni e in tale ottica risulta fondamentale l taglio del cuneo fiscale per garantire una maggiore capacità di spesa soprattutto per i beni di prima necessità”. Da qui, appunto, la necessità per fare in modo che le misure diventino strutturali. Anche Confcommercio plaude al taglio del cuneo fiscale, poiché “la riduzione del costo del lavoro è fondamentale per l’economia del Paese”. “Bene l’intervento del Governo sul cuneo fiscale – sono infatti le parole del presidente nazionale Carlo Sangalli -. Un’azione che deve proseguire per sostenere il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori. Manca, tuttavia, la detassazione degli aumenti contrattuali che consentirebbe nuova e stabile occupazione. In linea generale, la riduzione del costo del lavorio è fondamentale per migliorare e rafforzare la nostra economia”. Anche Confesercenti, dopo aver apprezzato il taglio del cuneo fiscale, aggiunge però che occorre fare di più, detassando gli aumenti contrattuali. “Non si deve – sottolinea l’associazione a proposito dell’aumento dei prezzi all’8,3% tendenziale ad aprile – abbassare la guardia: l’inflazione per ora acquisita è pari al 5,4% mentre quella di fondo, al netto dei soli energetici, rimane ferma al 6,4%. Livelli preoccupanti, che prefigurano una nuova erosione del potere di acquisto delle famiglie, che già hanno registrato 12 miliardi in meno lo scorso anno”. Inoltre, Confesercenti sottolinea che l’inflazione energetica ha pesato e incide sul potere di acquisto e dunque sulla crescita dei consumi. “In questo senso – continua Confesercenti – il taglio del cuneo fiscale del Governo contenuto nel decreto Lavoro è un intervento certamente positivo, volto a sostenere il potere di acquisto delle famiglie e la nostra economia in una fase delicata. L’impatto positivo, però, rischia di essere fortemente ridotto da un ritorno all’aumento delle tariffe energetiche. Confesercenti ritiene necessaria “anche una misura di detassazione dei futuri aumenti contrattuali riferiti ai contratti comparativamente più rappresentativi, per sostenete con vigore consumi e occupazione e la crescita del Paese: si genererebbero 2,9 miliardi di consumi aggiuntivi”. Infine, il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi, che dopo avere manifestato fiducia nei confronti del Governo, ritiene che il dl mostra grande attenzione per i lavoratori dipendenti, ma molta timidezza per gli autonomi e le aziende che rischiano di uscire ancora una volta con un pugno di mosche. Grande delusione “sulla riduzione del costo del lavoro lato imprese, per i contributi che le aziende sopportano, prevedendo solo misure per nuove assunzioni e trascurando quelle aziende che nonostante le tante difficoltà continuano a mantenere i livelli occupazionali, stipendi e posti di lavoro”.


Torna alle notizie in home