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Taormina nel piatto: Nunziatina sa sorprendere a ogni boccone

di Nicola Santini -


Taormina nel piatto: Nunziatina sa sorprendere a ogni boccone

A Taormina capita spesso di sedersi a tavola con l’aspettativa alta e la memoria pronta a registrare l’ennesima serata da cartolina. Da Nunziatina invece la cartolina si accartoccia, perché l’esperienza resta viva e difficile da archiviare.

Dionisio Randazzo non cucina per stupire a colpi di effetti speciali, ma per lasciare addosso sapori che diventano ricordi. I tagliolini con anemoni di mare e crudo di gambero rosso sono un inizio che spiazza: iodati, intensi, freschi, un piatto che sembra racchiudere un tuffo nel Mediterraneo. Il risotto Carnaroli con cozze tarantine, tenerumi e cotica di maiale è invece un gioco serio tra terra e mare, con la parte verde che alleggerisce e la parte grassa che abbraccia, un equilibrio che ti resta in mente e che ti fa capire quanto Randazzo conosca la sua terra e quanto sappia portarla oltre il già visto.

Il maialino al barbecue con mole al cioccolato di Modica è il boccone che mette d’accordo memoria e mondo: la carne tenera e profonda incontra un condimento che porta suggestioni messicane, ma che qui diventa dichiarazione di identità siciliana. Stesso discorso per il manzo a bagnomaria con cipollotto, midollo e gremolata al pomodoro: un piatto che sembra uscire da una trattoria di lusso, con la potenza della materia prima e la delicatezza di una mano che non soffoca. E per chi crede che la cucina di ricerca dimentichi i vegetariani, la risposta arriva con proposte curate, mai di contorno, che confermano la volontà di dare a tutti lo stesso viaggio di gusto.

Ogni portata è pensata per inserirsi in un percorso coerente: per questo qui non si sceglie una sola pietanza, ma si accetta di essere accompagnati, almeno due tappe obbligatorie che rendono l’esperienza un racconto completo. Non è imposizione, è coerenza. E funziona, perché si percepisce il filo conduttore che lega tutto: il rispetto della materia prima, il ritmo delle stagioni, la voglia di raccontare una Sicilia che non si accontenta del folklore ma dialoga con il mondo.

E spenderei qualche parola commossa anche per il contesto. Il giardino d’inverno è uno spazio che invita a dimenticare l’orologio, la terrazza con vista sull’Etna è l’elemento teatrale che completa la scena senza rubarla ai piatti. Non si tratta di bellezza da cartolina trita e ritrita (trovatemi un angolo qui che non meriti uno scatto), ma di ambienti pensati per amplificare la percezione: il cibo parla, il luogo risponde. Si entra in un gioco di rimandi continuo che non lascia indifferenti.

Nunziatina non è un ristorante da “collezionare” come tappa obbligata in un tour siciliano: è un’esperienza che resta in gola, nel naso, nella testa. È un diario che si scrive da solo, un appunto di viaggio che non conosce stagione. Perché quando un piatto ti racconta la memoria e allo stesso tempo ti apre finestre sul presente, non importa se fuori è estate, autunno o inverno. Importa che io ho voglia di tornarci, non per vedere, e basta ma per assaggiare ancora.E ancora.


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