Cultura & Spettacolo

Tiziana Rocca “Un film formato famiglia? Sì!”

di Andrea Iannuzzi -


CINEMA – Tiziana Rocca si racconta: “Un film formato famiglia? Sì!”

Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, sarà in sala dal prossimo 2 novembre con Eagle Pictures “A la Recerche”, un film che è un omaggio alla storia del cinema (con citazioni viscontiane e proustiane) e vibra di una forte dimensione internazionale grazie al magnetismo della sua protagonista, la francese Anne Parillaud: “Abbiamo capito subito quanto fosse perfetta per il ruolo”.

Quando dice “abbiamo”, Tiziana Rocca si riferisce a sé stessa ( il film lo produce con la sua Agnus Dei Tiziana Rocca Production) e a suo marito Giulio Base, che sta sia davanti che dietro la macchina da presa: “Un film formato famiglia? Non è una brutta parola”.

Tiziana, “À la Recherche” è un film intenso, passionale e a tratti ironico. Cosa l’ha spinto a volerlo produrre?
E’ stata una grande soddisfazione lavorare a un progetto così stimolante, che risente molto dell’influenza di un “padre” del cinema italiano come Luchino Visconti. La protagonista è un’attrice internazionale (la francese Anne Parillaud, ndr.) di grande fascino che riesce a dare ulteriore intensità alla storia. Poi, avere una distribuzione importante come la Eagle Pictures e la possibilità di uscire subito in sala, rende il tutto ancora più elettrizzante. Gli eventi sono il mio core business e negli ultimi anni ho creato festival cinematografici, per cui la produzione è stata un’ulteriore ma coerente evoluzione. E in futuro spero di poter continuare in questa direzione.
E che esperienza è stata, per lei, diventare anche produttrice di un film?
Non è la mia prima volta come produttrice. Negli anni ho prodotto diversi docufilm assieme al regista Roberto Sarno e, esperienza che ricordo con grande emozione, il film “Il Banchiere Anarchico”, sempre diretto da Giulio Base e tratto dal ” Racconto di Raziocinio” di Fernando Pessoa. Un testo attualissimo, tradotto in tutto il mondo.
Giulio Base qui dirige e interpreta. E, nota biografica è anche suo marito. Possiamo definire “À la Recherche” un progetto “formato famiglia”?
Negli ultimi anni vedo che la famiglia è diventata quasi centrale nel processo di progettazione e realizzazione di un film. Pensi, solo per citare l’esempio più recente, Pietro Castellitto che nel suo secondo film da regista “Enea”, presentato a Venezia e di prossima uscita, ha coinvolto suo padre Sergio. A me piace molto veder collaborare famiglie in armonia, a realizzare dei progetti insieme.
Come siete arrivati alla scelta di Anne Parillaud come protagonista?
Da sceneggiatura, la protagonista Arianne è francese, quindi Parillaud ci è sembrata da subito perfetta. Lei poi ha fatto un lavoro straordinario di costruzione del personaggio e, anzi, su questo mi permetto una digressione ringraziando la Sartoria Torelli, che ha messo a disposizione un vastissimo archivio di abiti originali degli Anni Settanta, Cotril, per aver preso in mano il comparto hair e make-up riuscendo perfettamente a ricreare attraverso i volti dei personaggi lo stile di quel periodo.
Lavorando ad una sceneggiatura su Proust, i due protagonisti arriveranno spesso allo scontro. Ma è chiaro che sotto la cenere cova un sentimento molto profondo. Qual è il messaggio finale di un film così stratificato?
“A la Recerche” è un film che nasce pensando soprattutto alle nuove generazioni, che dimostrano sempre di più un grande bisogno di conoscere, sapere, approfondire. Noi proviamo a portare sullo schermo un pezzetto di storia del cinema. Lo scontro continuo tra i due protagonisti è senz’altro una direttrice fondamentale del film: la voglia di sapere chi alla fine la spunterà tiene lo spettatore incollato alla poltrona e il bello è che, di volta in volta, chi guarda può sentirsi rappresentato dall’uno o dall’altra dei contendenti.
La Festa del Cinema di Roma era la cornice perfetta dove presentarlo.
Siamo molto orgogliosi di aver fatto parte della sezione Freestyle. Mi piace molto la Festa del Cinema di Roma e stimo moltissimo la sua direttrice, Paola Malanga: non solo perché, come me, è una delle pochissime direttrici di festival cinematografici in Italia ma anche perché ha sempre mostrato una sensibilità particolare verso un certo tipo di racconto cinematografico, culturale e di qualità. Della Festa mi piace poi che negli anni, grazie a Paola e al Presidente Gianluca Farinelli, sia diventato un Festival capace di parlare a tutti, che propone un programma variegato nei generi per andare incontro ai gusti di tutto il pubblico.


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