Attualità

Tratta migranti: botte e sonniferi ai bambini. Sgominata rete a Trieste

di Domenico Pecile -


Sono ancora e soprattutto loro, i bambini, le prime vittime del traffico di migranti. L’ultima, terribile vicenda arriva da Trieste – sbocco della rotta balcanica – la Lampedusa del Nord. Botte ai migranti che non volevano o non riuscivano più a camminare e sonniferi ai bambini per evitare che non piangessero e attirassero così l’attenzione. Era una delle modalità usate da una rete di passeur, organizzatissima, dotata di auto veloci, che comprendeva oltre 30 persone. Ogni trafficante guadagnava anche 250 a migrante: un vero business sporchissimo. Parte della rete è stata sgominata dalla Dda e dalla polizia di frontiera.

L’operazione “The end”, ha dato esecuzione a 13 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettante persone originarie dell’Albania e del Kosovo, dimoranti a Trieste. A eseguirla è stata la squadra mobile di Trieste con la locale Sisco, con il coordinamento della direzione centrale anticrimine della polizia e con il concorso delle squadre mobili di Bologna, Rimini, Pesaro, Urbino e Treviso, ma anche delle polizie francese, slovena, kosovara e albanese. Trentadue gli episodi documentati. I trafficanti raggiungevano a piedi, attraverso i boschi, il confine tra Slovenia e Croazia. Qui recuperavano gruppi di migranti e li portavano, sempre a piedi, fino a Pomjan, in Slovenia. I passeur partivano di pomeriggio da Trieste alla volta di Pomjan. Una volta arrivati, le auto che li avevano accompagnati rientravano in Italia.

I migranti recuperati al confine croato-sloveno – come confermato anche dalle forze dell’ordine slovene – venivano fatti convergere in quel punto da un referente che si era occupato della parte precedente del lungo, estenuante viaggio lungo la rotta balcanica. Durante il faticoso cammino che avveniva per lo più attraverso i boschi per evitare controlli, talvolta i migrati erano alterati dall’ingente assunzione di bevande energizzanti per ingannare il loro senso della stanchezza. Spesso – stando alle testimonianze – venivano picchiati e derisi. Come detto, i bambini venivano costretti ad assumere sonniferi e tranquillanti per evitare che piangessero durante l’estenuante, infinito tragitto a piedi.

Le indagini erano scattate nel novembre del 2021 a seguito di accertamenti mirati per la verifica del passaggio a Basovizza di vetture che potessero essere utilizzate da soggetti dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso il valico degli ex confini di Basovizza e Pesek. La polizia aveva concentrato l’investigazione soprattutto nei confronti di quei veicoli che viaggiavano in coppia in determinati orari della giornata. In genere appunto i passeur usano una macchia che fa da staffetta e precede quella con a bordo gli immigrati. Molto del buon esito dell’operazione va accreditato ai continui interscambi informativi con la polizia slovena, con la quale la nostra ha stipulo un accordo per attivare le cosiddette pattuglie miste. Insomma, una vera associazione per delinquere con suddivisioni di ruoli. C’erano anche figure di vertice che si occupavano dell’organizzazione e predisposizione del servizio recupero e trasporto dei migranti. La rete comprendeva anche autisti, gli stessi passeur, impiegati con veri e propri turni di lavoro. E nelle pieghe dell’inchiesta si è saputo anche gruppo era in possesso di una nutrita flotta di autovetture e anche furgoni. Il gruppo era in contatto con un’organizzazione dimorata all’estero. “Violenze sui migranti, bambini narcotizzati e soldi sporchi. Questo è il vero volto dell’immigrazione clandestina e chi non la condanna e ostacola con ogni mezzo è complice dei criminali che la organizzano “, commenta l’assessore regionale all’immigrazione Pierpaolo Roberti.


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