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TRUMP PUGNI CHIUSI

di Ernesto Ferrante -


Trump è di fatto tecnicamente sotto arresto. Poco dopo le 13 ora locale, le 19 in Italia, Donald Trump ha lasciato la Trump Tower, dove ha trascorso la notte, per recarsi al tribunale di New York per l’udienza per l’incriminazione nel caso Stormy Daniels. Scortato dagli agenti del Secret Service, il tycoon ha salutato con la mano i suoi sostenitori, poi ha alzato il pugno in segno di lotta ed è entrato in una berlina nera, con al seguito un lungo corteo che ha attraversato le strade di Manhattan. Minuti che sono apparsi interminabili prima dell’ingresso in aula. Ha atteso il momento di consegnarsi alle autorità “di buon umore” e “relativamente eccitato”.
A raccontarlo ad Abcnews sono state fonti informate, sottolineando che non era “arrabbiato”. Le stesse “gole profonde” hanno rivelato la sua intenzione di prendere direttamente la parola in aula per dichiararsi innocente.
Le emittenti televisive americane non sono state autorizzate a trasmettere la diretta di un avvenimento per molti versi di portata storica. A stabilirlo è stato il giudice ad interim della Corte Suprema di New York, Juan Merchan, respingendo la richiesta inoltrata da diverse testate. Ad un gruppo di cinque di fotografi è stata invece data la possibilità di scattare immagini “fino al momento in cui non verrà loro ordinato di lasciare il palco della giuria dal personale del tribunale”. Nel comunicare la decisione, il giudice ha scritto “che questa accusa riguardi una questione di importanza monumentale non può essere contestato. Mai nella storia degli Stati Uniti un presidente in carica o passato è stato incriminato con accuse penali. L’accusa del signor Trump ha generato un interesse pubblico e un’attenzione dei media senza precedenti. La popolazione vuole giustamente informazioni più accurate e aggiornate disponibili. Suggerire il contrario sarebbe falso”. Ma, ha sottolineato ancora, l’interesse delle organizzazioni giornalistiche a fornire il più ampio accesso possibile ai procedimenti deve essere soppesato a fronte di “interessi concorrenti”.
L’ex inquilino della Casa Bianca è stato come al solito “attivo” sui social, con una richiesta che fatto molto rumore, quella di spostare il caso Stormy Daniels da Manhattan a Staten Island, “che sarebbe una sede molto equa e sicura per il processo”.
Nel post pubblicato su Truth Social, l’ex presidente ribadito la tesi dell’ostilità dell’ambiente, “dove in alcune aree vota repubblicano appena l’un per cento della popolazione”. Nel distretto da cui tradizionalmente parte la maratona newyorkese, invece, Trump ha vinto sia nel 2016 che nel 2020. Parole al vetriolo all’indirizzo di Juan Merchan, definito “un giudice grandemente di parte” che è “stato disastrosamente ingiusto nel precedente caso collegato a Trump”. E ancora: “E’ impossibile avere a che fare con lui in questa caccia alle streghe”.
Di “un giorno tragico per la nostra repubblica”, ha parlato il vulcanico magnate in una mail inviata ai supporters, ai quali è stato chiesto di “contribuire a salvare l’America”. A tale scopo è stato allegato un link per la raccolta di fondi. Forte la preoccupazione che gli Stati Uniti stiano diventando un “Paese del Terzo Mondo marxista” in cui “un partito politico al potere ‘arresta’ il suo principale avversario per non aver commesso alcun reato”.


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