Terremoto nel Pacifico, sisma registrato anche nei Campi Flegrei
Allarme tsunami da Kamchatka a Giappone, passando per Hawaii, west coast USA e Alaska
Un terremoto di magnitudo 8,8 ha colpito l’Estremo Oriente della Russia nelle prime ore di mercoledì, generando pericolo tsunami che ha messo in allarme l’intera regione del Pacifico settentrionale, dalle coste dell’Alaska fino alla Nuova Zelanda. L’epicentro del sisma è stato localizzato a circa 119 chilometri a sud-est di Petropavlovsk-Kamchatsky, città di 180.000 abitanti situata nella penisola russa della Kamchatka, a una profondità di 20,7 chilometri, secondo l’U.S. Geological Survey.
Un terremoto che, all’1,24 di stanotte è stato registrato anche dai sismografi dell’Osservatorio Vesuviano dei Campi Flegrei, nonostante sia avvenuta ad una distanza di 9mila chilometri.
Il sisma, inizialmente stimato a magnitudo 8,0 dalle agenzie sismologiche giapponesi e statunitensi, è stato successivamente rivisto a 8,8, rendendolo uno dei più forti mai registrati al mondo, secondo solo al devastante terremoto del 2011 al largo della costa nord-orientale del Giappone che innescò lo tsunami e il disastro nucleare di Fukushima.
Danni in Kamchatka, onde gigantesche colpiscono le Curili
Nelle zone russe più vicine all’epicentro si segnalano danni a edifici, blackout elettrici e interruzioni nei servizi di telefonia mobile. Diverse persone hanno richiesto assistenza medica, ma finora non si registrano feriti gravi. Le autorità locali hanno ordinato l’evacuazione di molte aree costiere. La prima onda dello tsunami ha raggiunto la cittadina di Severo-Kurilsk, il principale insediamento delle isole Curili, dove gli abitanti sono stati messi in sicurezza sulle alture. Il governatore Valery Limarenko ha confermato che, per ora, non si contano vittime.
A Petropavlovsk-Kamchatsky, testimoni riferiscono che le auto sono state sbalzate nelle strade e alcune strutture edilizie mostrano segni di cedimento. Nel frattempo, diverse scosse di assestamento, alcune di magnitudo 6,9, hanno continuato a interessare la regione.
Pericolo tsunami: evacuazioni in Giappone e Hawaii
La paura dello tsunami ha avuto conseguenze immediate anche in Giappone, dove oltre 900.000 persone sono state invitate a evacuare in 133 comuni lungo la costa pacifica, da Hokkaido a Okinawa. L’Agenzia meteorologica giapponese ha rilevato un’onda di 50 centimetri nel porto di Ishinomaki, nel nord del paese, e ha sospeso traghetti e tratte ferroviarie locali. L’aeroporto di Sendai ha momentaneamente chiuso la pista, mentre le centrali nucleari giapponesi, inclusa quella di Fukushima Daiichi, non hanno riportato anomalie. Circa 4.000 lavoratori dell’impianto si sono rifugiati su terreni elevati per sicurezza.
Anche negli Stati Uniti l’allarme ha avuto un impatto significativo. A Honolulu, nelle Hawaii, le sirene hanno suonato nel pieno dell’ora di punta, facendo impazzire il traffico mentre la popolazione cercava rifugio nelle aree più alte. Le scuole hanno annullato tutte le attività pomeridiane e serali. Il Centro di allerta tsunami del Pacifico ha confermato che il sisma ha originato un’onda potenzialmente distruttiva in grado di minacciare le coste hawaiane. “È necessario adottare misure urgenti per proteggere vite umane e proprietà”, si legge nell’allerta ufficiale.
Preoccupazioni anche lungo la costa americana
Sulla costa occidentale degli Stati Uniti, dalla California all’Oregon, fino allo Stato di Washington e alla provincia canadese della British Columbia, è stato diramato un avviso di allerta tsunami. In Oregon, le autorità hanno previsto onde tra i 30 e i 60 centimetri a partire dalle 23:40 ora locale, invitando la popolazione a evitare spiagge, porti e zone costiere. “Non si tratta di uno tsunami di grande entità, ma correnti pericolose e onde forti potrebbero rappresentare un rischio”, ha dichiarato il Dipartimento di gestione delle emergenze.
Massima attenzione anche in Alaska, con onde previste fino a 91 centimetri a Shemya e 76 ad Adak, una comunità di appena 70 abitanti. Alcune onde hanno già colpito le isole occidentali più remote dello Stato, mentre altre sono attese a Cold Bay in serata.
Scenario in evoluzione: fiato sospeso nel Pacifico
Le autorità di tutti i Paesi coinvolti continuano a monitorare la situazione, anche se il pericolo maggiore sembra essere passato. Il ricordo del terremoto e dello tsunami del 2011 in Giappone è ancora vivo nella memoria.
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