Editoriale

Unione piena e moglie ubriaca

di Tommaso Cerno -


Unione piena e moglie ubriaca

di TOMMASO CERNO

Unione piena e moglie ubriaca. L’Europa vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Finché ti rivolgi a lei, denunciando il disastro delle politiche sui migranti degli ultimi dieci anni risponde che dobbiamo fare da soli, minaccia sanzioni e false aperture. Quando provi a fare da solo, come nel caso dell’accordo con l’Albania, beh, allora Ursula si arrabbia e bla bla bla. La morale è che qui i migranti sono un affare e guai a chi li tocca. Basta vedere la reazione del Pd italiano, lo stesso che sta per scendere in piazza, ufficialmente al fianco della Palestina, di fatto mescolato con le frange filo Hamas che ormai riempiono i social e le piazze europee.

Chi, per ignoranza nel migliore dei casi, per connivenza nel peggiore, confonde la strada della pace e dei due popoli e due stati, che l’Occidente ha di fatto messo nel dimenticatoio una quindicina di anni fa, con il sostegno a un gruppo militare terroristico di stampo Jihadista che vuole la distruzione dello Stato di Israele e che è la ragione per cui oggi a Gaza si vive in stato di segregazione.

Il Pd chiede che i socialisti europei, di cui il premier albanese Edi Rama (quello che questa estate si fece pagare dalla Meloni il conto di 80 euro lasciato da quattro turisti italiani buontemponi in un ristorante) che lo caccino. Ma non chiede, però, altre due cose con la stessa voce: che la sinistra cacci Aboubakar Soumahoro, salito in Parlamento come simbolo della battaglia dei migranti sfruttati e finito a destreggiarsi con la bufera caduta sulla sua famiglia, moglie e suocera agli arresti domiciliari, e accuse di utilizzo a dir poco leggero di milioni di euro pubblici che la coop Karibu, la cooperativa di famiglia dei Soumahoro, ha ottenuto dallo Stato e dagli enti pubblici italiani in questi anni.

Non fosse altro che per una logica di priorità, mi piacerebbe sentire prima la richiesta di cacciare Soumahoro, anche perché – pur non essendo un indovino – sono pronto a scommettere che il premier albanese farà meglio del deputato di Sinistra-Verdi in quanto politiche per i migranti. E spenderà pure meno. Seconda questione che non sento sollevare. L’Albania firma con l’Italia un accordo, pur non essendo un Paese della Ue. Magari ci vuole entrare prima, magari vuole mostrarsi solidale con un’Unione che su questi temi fa acqua da tutte le parti.

Qualunque sia la ragione, senza avere alcun dovere di fare nulla, c’è un governo extra Unione che si dice disposto a darci una mano. E questo governo, fra l’altro guidato da un socialista, viene criticato dai suoi compagni di viaggio in Europa. Mentre non si alza una sola parola su due stati che invece fanno già parte dell’Unione europea, Schengen ed euro compreso, e prendono fior di milioni di euro come paesi di nuovo ingresso e che avrebbero quindi il dovere di fare il proprio mestiere e difendere i confini dell’Unione che cadono sul loro territorio: sono la Croazia e la Slovenia.

E invece non lo fanno, tanto che l’allarme per la rotta balcanica e per il confine oltrepassato ogni giorno da migliaia di migranti in viaggio verso l’Europa è quello italiano, precisamente quello che va da Trieste a Tarvisio lungo il confine orientale del Friuli Venezia Giulia. Peccato che quel confine non esista più e che unisca due invece stati dell’Unione europea. Morale: se un paese amico, che non ha obblighi, si offre per aiutarci si grida allo scandalo. Se due paesi che inevce avrebbero il dovere di agire non lo fanno, si tace. Come al solito.


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