Esteri

Viaggio in Ucraina nel giorno di Maidan: “Noi non ci arrenderemo a Putin”

di Redazione -


di FRANCESCO NICOLA MARIA PETRICONE
Ordinario di Sociologia dei fenomeni politici e giuridici, Università LUMSA.

Ucrania – Dall’altra parte del confine con la Polonia, il primo allarme dell’allerta aerea arriva sul cellulare, in piena notte, ancora in treno. Un forte strillo di sirena mi sveglia. L’immagine stilizzata del razzo rosso, che punta verso il basso, lampeggia sullo schermo e la voce registrata in inglese ammonisce: “Attention! Air alert. Proceed to the nearest shelter! Your over calmness is your weakness!” Un paio di ore, perché arrivi il messaggio successivo di fine allerta. Quando arrivo alla stazione di Kyiv è ormai giorno. A ricevermi sullo stesso binario in cui il presidente Zelenskyy accoglie personalmente i suoi ospiti, c’è padre Pavlo, giudice della Sacra Rota della Chiesa greco cattolica. “È terribile quello che sta facendo l’aggressore in questo periodo – commenta – ogni sera invia su tutto il territorio ucraino missili lanciati dalle basi russe, puntati su centrali termiche, elettriche e sulle case”. Si avvicina l’inverno, il tempo è più rigido e alla guerra nell’est del paese, si aggiunge quella contro le città e i civili di tutta l’Ucraina.

Come un anno fa di questi tempi, la stessa tattica del terrore, per fatigare la resistenza e indurre il paese a trattare. Perché l’aggressore sta subendo l’avanzata ucraina. Il tempo di arrivare a casa e scatta il secondo allarme, sempre sul cellulare, quando è ormai mezzogiorno. Stavolta, mi affretto e raggiungo gli altri nell’ufficio, per seguirli nel bunker. “Tranquillo – mi dicono, proseguendo il loro lavoro, come se nulla fosse – abbiamo controllato l’origine dell’allarme. Ci spostiamo solo in caso di missili balistici sparati da MIG 31. Quelli sì che possono essere pericolosi”. Mi adeguo e silenzio il cellulare.

A distanza di due mesi, la situazione è più intensa. “Surreale” commenta il collega Musonda Kapatamoyo della Southern Illinois University of Edwardsville, quando ne parliamo in vista della lezione online prevista da me alle undici di notte. Eppure, qui è la realtà. Il secondo allarme viene revocato ad un’ora dalla conferenza organizzata presso l’Istituto di Relazioni internazionali dell’Università nazionale Taras Shevchenko. Nell’edificio a Yuriia Illienka, una volta l’Alta Scuola di formazione del partito comunista, ci sono gli studenti del secondo e terzo anno che aspettano la relazione su “Ucraina e Polonia, frontiere a difesa della democrazia contro l’imperialismo”.

La temperatura è molto bassa nella grande sala a causa del risparmio energetico. “Hanno comunque voluto esserci” dice Anton Semenovych Nanavov, direttore dell’Istituto. Per l’argomento e perché sono italiano. “Ho parlato con Giorgia Meloni per esprimere gratitudine per lei e per il forte sostegno dell’Italia all’Ucraina” ha scritto lo stesso giorno Zelenskyy su X. “L’Italia sta dimostrando una forte leadership e prevedo che la sua Presidenza del G7 nel 2024 produrrà risultati ancora più importanti. Ho anche ringraziato l’Italia per aver sostenuto la Formula di Pace”.

E la gratitudine per l’Italia è trasversale nel paese. Tanto che Misha, uno degli studenti del terzo anno, entra in aula sorridente, indossando una felpa bianca con l’immagine del nostro Presidente del Consiglio e la scritta sillabata in verde, bianco e rosso “ME-LO-NI”. L’aspettativa sulla guerra è molto diversa qui da quella che raccontano i nostri giornali e il supporto al presidente Zelenskyy è forte. “Se anche lui decidesse di arrendersi” mi dice padre Pavlo “noi non ci arrenderemo mai”.

Giusto il tempo della Messa nella cappella cattolica vicino Turhenievska, prima di ripartire. Terzo allarme. Faccio per allontanarmi e il sacerdote, in italiano, mi rassicura. “Può rimanere tranquillo professore, questo è il posto più sicuro dove stare”. Come dargli tardi. Torno a genuflettermi. Pochi minuti e arriva il via libera in inglese “Air alert is over in Kyiv. May the force be with you”. A Kyiv, oggi, è questa la realtà della guerra stellare.


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