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Vito Mezzalira, il postino di Gorizia e la fuga mai esistita: resti umani nel pozzo della sua villetta

di Eleonora Ciaffoloni -


Sono trascorsi sei anni dalla scomparsa, da Gorizia, di Vito Mezzalira: il postino che si sarebbe dato alla fuga – o almeno scomparso – nel 2019. Venerdì scorso alcuni resti umani sono stati trovati nel giardino della sua abitazione: ora si attende l’autopsia. Di chi sono?

Per anni, nel giardino di quella villetta di Sagrado, non si era mosso nulla. Stessa facciata, stessi vasi, stessa vita in apparenza tranquilla. E invece, quattro metri più in basso, sotto una colata di cemento, qualcosa aspettava di essere ritrovato. Un corpo, forse quello di Vito Mezzalira, ex postino, scomparso a Gorizia nel luglio del 2019 nel silenzio generale e nel chiacchiericcio di bugie che lo hanno tenuto in vita – almeno sulla carta – molto più a lungo della sua esistenza reale.

A stabilire di chi sono quei resti, ritrovati insieme a dei frammenti di indumenti all’interno di un sacco di plastica, l’autopsia, in programma nei prossimi giorni. Una risposta che arriverà in poche ore, per una storia che invece comincia diversi anni fa. Più precisamente nel 2019 con una fuga che nessuno vede, ma che tutti inizialmente accettano. Vito Mezzalira, 66 anni, aveva lasciato da poco il suo lavoro di postino e si stava godendo la pensione nella casa che aveva ristrutturato con la compagna, Mariuccia Orlando. I vicini lo ricordano come un uomo tranquillo, riservato.

E proprio per questo, forse, la sua scomparsa passa inosservata. A raccontare cosa sia accaduto è solo lei, la compagna Mariuccia: Vito se n’è andato. All’improvviso, con una donna più giovane, portandosi dietro il denaro. Una fuga romantica, improvvisa, quasi cinematografica, ma che nessuno può verificare. La sorella di Vito, Domenica, aspetta notizie e tace. Abita lontano, nel Mantovano: inizialmente, le spiegano che saranno le figlie del fratello a dover fare una denuncia, se qualcosa non torna.

Ma c’era più di una cosa che non tornava: se era davvero scappato, perché la pensione continuava a essere ritirata? E da chi? Quando Domenica chiede spiegazioni, arrivano nuove versioni: Vito non è fuggito per amore, ma per paura. Si è nascosto, dice Mariuccia. Ha degli inseguitori, degli strozzini. Vive in una località segreta, conosciuta solo da lei. È lei a portargli i soldi, ogni mese. Quella pensione da 1.500 euro che continua puntualmente a sparire dal conto.

La sorella non si arrende. Chiede almeno di sentirlo, anche solo attraverso una telefonata, per un saluto. Mariuccia rifiuta, si nega, non risponde. E a quel punto, per la prima volta, arriva un messaggio firmato “Vito”. Troppo forzato, troppo teatrale che recita: “Ciao Domenica, sono Vito. Ho sentito la Mariuccia e mi ha detto che hai mandato due volte i carabinieri a casa…“. Una recita maldestra. Una rassicurazione che fa tutto meno che tranuillizzare Domenica che, rimane ancor più interdetta di fronte ad una foto.

Quella ricvuta da Mariuccia a Natale 2021: l’immagine è di Vito e la compagna davanti all’albero addobbato. Si tratta, palesemente, di un fotomontaggio, di quelli fatti male. Non coincidono le luci, i contorni e anche la qualità dell’immagine è scarsa. Da quel momento la copertura non regge più: Domenica Mezzalira si rivolge ai carabinieri per la denuncia e, finalmente, si aprono le indagini.

Gli elementi sono molteplici: c’è chi sa dove si trova Vito, chi sa perché è sparito e c’è chi ha continuato a riscuotere la pensione: circa 100 mila euro in totale. Per anni c’è chi ha tenuto in vita un uomo ormai scomparso solo attraverso bugie, scuse, messaggi falsi. Gli investigatori iniziano a scavare, a chiedere, a incrociare testimonianze, tornando più volte nella villetta. Dopo una serie di misurazioni e osservazioni, qualcosa nel giardino non convince chi investiga. C’è un vecchio pozzo, ma sembra diverso da qualche anno prima: troppo coperto, troppo “perfetto”.

A parlare sono le immagini satellitari di Google Earth: nelle foto precedenti al 2019 il pozzo è visibile. Dopo la scomparsa di Vito sparisce sotto una colata di cemento. Sembra essere più di una coincidenza: interviene il georadar e arrivano le unità cinofile. Il 7 novembre scorso, la scoperta dei resti umani. Ora tutto si ferma in attesa dell’autopsia. Saranno gli esami di laboratorio a dire se davvero quei resti appartengono a Vito Mezzalira, l’ex postino che nessuno ha visto più da cinque anni.

Due persone sono indagate: la compagna, Mariuccia Orlando, e il fratellastro, Moreno Redivo, che viveva nella stessa villetta. Per loro l’accusa è pesante: omicidio e soppressione di cadavere. L’avvocato della donna invita alla prudenza: “Non sappiamo ancora a chi appartengano quei resti”. Ma per la sorella Domenica, non ci sono dubbi: “Io lo sapevo. Da sempre”. Resta da capire, nel caso in cui si tratti di Vito, se il postino di Gorizia è morto per mano di qualcuno o se qualcuno ha solo nascosto la sua morte per continuare a prendere la pensione. L’autopsia risponderà anche a questo.


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