Attualità

Vivisezione, se l’Europa dice no Quel milione di firme per la vita

di Ivano Tolettini -


Un movimento trasversale che si ingrossa e che vuole fermare la vivisezione. Accomuna milioni di persone nel Vecchio Continente che in diverse occasioni si sono espresse. La più clamorosa avvenne quasi otto anni fa, quando i cittadini europei raccolsero 1,2 milioni di firme certificate contro gli esperimenti sugli animali in favore dei metodi alternativi che sono del tutto sostitutivi. Il movimento di stop alla vivisezione culminò nell’audizione pubblica a Bruxelles, davanti al Parlamento europeo. Una grande richiesta popolare cui diedero voce tante associazioni, parlamentari e personalità internazionali di varia estrazione culturale, ma unite dalla convinzione di porre un freno allo sfruttamento degli animali. Del resto, già allora una parte della scienza era contraria alle sperimentazioni sugli animali. L’iniziativa di “Stop Vivisection” veniva da lontano, da quando nel 2012 era stato varato l’importante strumento partecipativo dall’Unione europea, il cosiddetto “diritto d’iniziativa” grazie all’articolo 13 del Trattato sul funzionamento della Ue che permette ai cittadini di “prendere parte all’elaborazione delle politiche dell’Unione Europea secondo modalità strettamente regolate”. Come affermava all’epoca il Comitato promotore guidato dal palermitano Adriano Varrica, e composto da Fabrizia Pratesi de Ferraris, Sonia Alfano, e Vanna Brocca, c’era la necessità che sulla tematica ci si muovesse per “un cambiamento del paradigma nella ricerca biomedica e tossicologica”. Del resto già allora si allargava il numero di medici e ricercatori, anche di livello internazionale, che oggi mettono in discussione la validità della sperimentazione animale perché è “giudicata un grave errore scientifico in quanto essa è priva di valore predittivo per l’uomo”. Come hanno osservato anche i componenti del comitato scientifico, lo zoologo e medico inglese André Mènache, il fisico e biologo cellulare francese Claude Reiss e il prof. Gianni Tamino, che è stato presidente del Comitato scientifico Equivita che si occupa di transgenesi e sperimentazione animale, “il metodo della sperimentazione animale rappresenta un pericolo per la salute umana e per l’ambiente”. In quest’ottica la vivisezione rappresenta a tutt’oggi un freno per lo sviluppo dei nuovi metodi di ricerca biomedica fondati sulle straordinarie acquisizioni scientifiche che ovunque si stanno facendo strada. In questo contesto la vivisezione, come ad esempio afferma l’”Organizzazione internazionale protezione animali” (Oipa) e in base a un’autorevole corrente di pensiero scientifico, è “un ostacolo alla possibilità di attingere a risposte ben più affidabili, esaurienti, veloci ed economiche, forniteci dalle nuove tecnologie a favore dell’uomo”. La questione centrale, oggi come allora, è che attorno alla vivisezione si muovono forti interessi “da parte di chi realizza profitti sulla sperimentazione animale senza considerare né la salute dei cittadini né i diritti alla vita, al benessere e alla libertà di tutti i viventi”. Come avviene nel Parlamento italiano ad opera dell’Intergruppo presieduto da Michela Vittoria Brambilla, c’è un movimento di pensiero che incontra il favore dell’80% dei cittadini italiani che si dicono contrari alla vivisezione, supportato da personaggi del calibro di Jeremy Rifkin, che intervenne a sostegno della campagna lanciata da “Stop Vivisection”.
Il compito vuol essere quello di spingere la Commissione Europea su una strada legislativa più audace per arrivare un domani a rendere obbligatori i metodi sostitutivi quando “siano applicabili, incoraggiandone l’ulteriore sviluppo per un serio percorso verso la rapida abolizione della inutile e rischiosa pratica della sperimentazione animale”. Tra le associazioni che si stanno battendo per la salvaguardia degli animali c’è senz’altro l’Oipa che si batte per l’abolizione della vivisezione nei vari paesi del mondo e la difesa degli animali da qualsiasi forma di maltrattamento. “Ogni singola battaglia – affermano dall’Oipa, la cui sede è a Milano in via Gian Battista Brocchi 11 – viene portata avanti con l’impegno, la passione e la convinzione di tanti volontari. Grazie a questo è stato possibile raggiungere importanti risultati come la cessazione dei crudeli esperimenti effettuati sui cani all’Università di Pavia nel 2001 e lo stop alla vivisezione sui gatti nella facoltà di medicina all’Ospedale Sacco”. Il 24 aprile si celebrerà la giornata mondiale per gli animali nei laboratori per ricordare le vittime della vivisezione e mantenere vivo quel dibattito che spinga la ricerca scientifica a prendere atto che i progressi possono avvenire anche senza questa inutile crudeltà.
“A volte i grandi cambiamenti sociali – scrive Rifkin – volano al di sotto degli schermi radar. Come avvenne in tutta l’Unione Europea nel 2013 quando un movimento di base dei cittadini per fermare la pratica insensata di sottoporre milioni di animali a sofferenze, dolore e alla morte nella sperimentazione di sostanze chimiche tossiche, che influiscono sulla salute umana, prese slancio in tutti i Paesi europei”. Oggi come ieri le inutili sofferenze degli animali sono un monito contro la soppressione di milioni di esseri viventi da parte di coloro che non prendono atto che le alternative scientifiche sono oggi a portata di mano.


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