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Esteri

Zelensky è vicino a un punto di non ritorno. Altro che bivio

L'ultimatum di Trump per il piano che piace a Putin

di Ernesto Ferrante -


Volodymyr Zelensky è di fronte a un bivio. Le difese ucraine in molte zone del fronte sono sul punto di crollare, il suo “cerchio magico” è stato investito in pieno da un gigantesco scandalo di corruzione e Donald Trump non vuole perdere più tempo. In un video-messaggio il presidente ucraino ha descritto la situazione in cui si trova. “Ora è uno dei momenti più difficili della nostra storia. La pressione sull’Ucraina è una delle più difficili. L’Ucraina può trovarsi di fronte a una scelta molto difficile: perdere la dignità o rischiare di perdere un partner chiave. O accettiamo 28 punti difficili o un inverno molto difficile”, ha affermato Zelensky.

Il bluff di Zelensky e l’ultimatum di Trump

Le sue parole sono arrivate poco dopo un colloquio con il vicepresidente americano Jd Vance per discutere del piano americano in 28 punti. Londra e Parigi non valgono Washington, militarmente e politicamente parlando. L’Ucraina non può permettersi di sostenere una guerra senza l’ombrello statunitense.

Il presidente americano Trump ha confermato che è il prossimo 27 novembre, giorno del Ringraziamento negli Stati Uniti, la scadenza entro cui gli ucraini dovranno rispondere alla sua proposta. Parlando a Fox Radio, il tycoon ha aperto a una proroga della deadline “se le cose vanno bene”, ma ha anche avvertito che il prolungamento dei termini comporterà un’ulteriore perdita di territori “nel breve termine”. Gli Usa “sono coinvolti” nella proposta di pace “per un unico motivo: vogliamo che le uccisioni cessino”, ha assicurato il capo della Casa Bianca.

Rustem Umerov, segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina, ha fatto sapere che ci sono state nuove consultazioni con il Segretario all’Esercito Usa, Daniel Driscoll, nel corso delle quali si è discusso “degli approcci per ripristinare una pace giusta, dell’ordine dei prossimi passi e di formati realistici per un ulteriore dialogo”.

Dialogo Meloni-Merz

La premier italiana Giorgia Meloni, a Johannesburg per il G20, ha sentito al telefono il cancelliere tedesco Friedrich Merz per un primo scambio di valutazioni sulla bozza di pace americana per l’Ucraina. Nel corso della conversazione, ha riferito la Presidenza del Consiglio, “è stata sottolineata l’importanza di sostenere gli sforzi negoziali in corso e ribadito l’obiettivo finale del raggiungimento di una pace giusta e duratura, nell’interesse dell’intera Europa”. È stato inoltre “accolto con favore il riferimento a solide garanzie di sicurezza, integrali al più ampio quadro della stabilità europea e transatlantica, in linea con quanto da tempo proposto dall’Italia. Altri elementi del piano sono stati considerati meritevoli di ulteriore approfondimento”, si legge nella stessa nota.

La posizione dell’Italia

Un approccio cauto, con termini molto misurati. E non potrebbe essere altrimenti. Meloni, insieme al premier ungherese Viktor Orban, è il capo di governo europeo più vicino a Trump. L’asse Italia-Usa è molto solido. La presidente del Consiglio italiana deve fungere da argine ai bollori bellicisti dei più “volenterosi” (Francia e Gran Bretagna) nella “Coalizione dei volenterosi”.

Mentre Parigi, Londra e Berlino facevano a gara a chi dettava più condizioni, dall’alto di un ruolo che non hanno, è arrivata anche la posizione ufficiale della Russia. “Il nuovo piano di Trump può essere posto alla base della soluzione definitiva sulla questione ucraina”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin durante una riunione operativa con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza russo.

Le dichiarazioni di Putin

Citato da Ria Novosti, il capo del Cremlino ha spiegato che il piano Usa “non è stato discusso pubblicamente, se non a grandi linee”, ma ha confermato che, durante l’incontro ad Anchorage di Ferragosto, Mosca ha ribadito che “nonostante le difficoltà, la Russia concorda con le proposte di risoluzione avanzate dalla parte americana”. Il leader russo ha reso noto di aver ricevuto il testo “attraverso i canali di comunicazione esistenti con l’amministrazione americana”.

Duro l’avvertimento ai reticenti: “Se Kiev non vuole parlare delle proposte del presidente Donald Trump, allora sia Kiev che i guerrafondai europei devono capire che gli eventi che si sono verificati a Kupyansk si ripeteranno inevitabilmente in altre aree chiave del fronte”.


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