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Rivolta rientrata a Marassi: disordini e feriti, detenuti sui tetti dopo un tentato stupro

di Redazione -


Rivolta nel carcere di Marassi, è già bollente l’estate degli istituti penitenziari. A Genova decine di detenuti sono usciti dalle loro celle e hanno preso possesso di una sezione spingendosi fino a raggiungere la barriera che precede il muro di cinta. A Marassi sono arrivati poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa che sostano all’esterno della struttura con gli operatori sanitari di alcune ambulanze giunte sul posto, chiuso alla circolazione veicolare dalla polizia locale. La protesta coinvolge una cinquantina di detenuti ma le modalità dei disordini preoccupano: alcuni di loro sono saliti sui tetti mentre altri si stanno dando a danneggiamenti nelle strutture interne.

Secondo il segretario della Uilpa polizia penitenziaria Gennarino De Fazio, intervenuto in diretta a Primocanale, la rivolta di questo pomeriggio nel carcere di Marassi a Genova sarebbe stata provocata da un tentativo di stupro ai danni di un detenuto. Una denuncia che gridano dai tetti i detenuti che vi sono saliti. il fatto sarebbe avvenuto ieri ad opera di un altro gruppo di detenuti. Altre notizie riferiscono pure del tentativo di alcuni detenuti di scavalcare il muro di conta per evadere.

“Abbiamo avviato immediatamente un canale diretto con prefettura, questura e le altre autorità competenti – dice la sindaca di Genova Silvia Salis – . Gli agenti della polizia locale, insieme alle altre forze dell’ordine, sono impegnati nella messa in sicurezza della zona circostante il carcere di Marassi, e nella chiusura di alcune strade limitrofe, a presidio della cittadinanza e del territorio”.

AGGIORNAMENTO

Grazie all’intervento di oltre 100 agenti della polizia penitenziaria, molti dei quali provenienti da altre carceri liguri, i disordini sono da poco rientrati. “Un agente – racconta De Fazio, segretario della Uilpa – sarebbe rimasto lievemente ferito, mentre non vi sarebbero contusi fra i detenuti. Ingenti invece sarebbero i danni al piano terra della seconda sezione, che comprende anche aule scolastiche.
Sarebbero ancora in corso le operazioni per rimettere in sicurezza il penitenziario”.
Sarebbe anche in crescita il numero dei feriti e dei contusi nei disordini.

Un episodio rapido ma non indolore di una situazione al collasso che De Fazio tiene a stigmatizzare: “Con 16mila detenuti oltre i posti disponibili, omicidi, suicidi, violenze di ogni tipo, stupri e molto altro ancora in carcere non c’è un ordine, inteso come ordinato svolgimento delle normali attività nell’alveo dell’ordinamento giuridico dello Stato. Peraltro, dopo l’entrata in vigore del decreto sicurezza, oggi approvato in via definitiva dal Senato, i disordini nelle carceri sono persino aumentati. Non vogliamo attribuire a questo un nesso di causa ed effetto, ma di certo possiamo affermare senza tema di smentita che, almeno sinora, non ha funzionato neppure come effetto deterrente”, evidenzia il segretario della Uilpa.

“Serve subito deflazionare la densità detentiva – prosegue -, far cessare il caporalato di stato che si realizza con il trattenimento in servizio di poliziotti penitenziari anche per 26 ore continuative, come accaduto per esempio al carcere romano di Regina Coeli fra l’11 e il 12 maggio, rimpinguando compiutamente organici mancanti di 18mila agenti ed evitando che le pochissime assunzioni aggiuntive, 133 negli ultimi due anni e mezzo a fronte di oltre 6mila detenuti in più, finiscano negli uffici ministeriali. Va poi assicurata l’assistenza sanitaria e necessita riformare l’intero sistema. L’estate non è ancora iniziata, ma il clima nelle prigioni è già rovente”.


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