Sciopero lumaca degli agricoltori in provincia di Caserta, 3 Febbraio 2024 ANSA / CESARE ABBATE
Agricoltura italiana tra crisi e rilancio. Tra cambiamento climatico, guerre commerciali, sfide globali e congiunture economiche poco felici, il settore primario prova a risollevarsi.
Partiamo dalle note un po’ più liete e da quel “Made in Italy” che fa gola al mondo (ma che oggi rischia di essere fagocitato dalle intenzioni trumpiste, sulla strada del “Dazi tua, vita mea”). I numeri delle esportazioni parlano da soli e a ricordarli è il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida – intervenuto l’altroieri al Question Time alla Camera -, secondo cui i risultati dell’export agroalimentare, “dimostrano come, anche in questo periodo di incertezza, l’Italia continui a rafforzare i suoi primati”.
Il Belpaese è il “primo produttore di vino al mondo e il primo esportatore in quantità, il primo produttore ed esportatore di pasta di semola, di pelati di pomodoro, il secondo esportatore di olio extravergine di oliva, il secondo esportatore mondiale di formaggi e latticini. Dopo aver toccato il record di 70 miliardi di export nel settore agroalimentare nel 2024, con un aumento del 7,5% sul 2023, nei primi tre mesi del 2025 l’Italia ha confermato la tendenza positiva con un +5,9% sul valore del primo trimestre del 2024”.
Per quanto riguarda gli Usa, nel 2024 l’export agroalimentare italiano ha raggiunto il valore di 7,8 miliardi di euro, in crescita del 17% rispetto al 2023. Mai come in questo momento, dunque, è importante il dialogo: “Ci stiamo impegnando – ha rassicurato Lollobrigida sempre durante il Question Time – per garantire un’interlocuzione con gli Stati Uniti perché non riteniamo il mercato statunitense sostituibile in alcuna maniera specie con mercati gestiti da autocrazie istituzionali. Abbiamo avuto da qualche giorno la collega Brooke Rollins Segretario di Stato all’Agricoltura degli Stati Uniti d’America, insieme agli operatori del sistema Italia, alla quale abbiamo illustrato in un lungo bilaterale quelle che erano le condizioni che ho in parte solamente descritto e la necessità di costituire un tavolo di comune raccordo per coadiuvare l’Unione europea in questa trattativa per cercare di aumentare ancora di più il rapporto commerciale indispensabile tra Italia e Stati Uniti”. E proprio Bruxelles dovrà trovare definitivamente modo e maniera di tutelare il settore agricolo, oggi al centro di una sfida epocale. Perché non ci sono solo i dazi, che incombono: anzi clima estremo, aumento dei costi e concorrenza sleale (italian sounding, in particolare) fanno paura.
E ancora: la PAC europea, pur rappresentando un pilastro fondamentale, ha mostrato limiti evidenti e, a detta di molti, va totalmente ripensata. Tornando, poi, in casa nostra, l’agricoltura italiana chiede infrastrutture, una svolta strategica sulle reti idriche. Altra urgenza è quella sociale. Il lavoro agricolo va tutelato, il caporalato, ancora troppo diffuso, è una piaga che offende dignità e legalità: servono più controlli, trasparenza e contratti equi. E a proposito di monitoraggio sulla nostra filiera agroalimentare, secondo il rapporto ICQRF, l’ispettorato nel 2024 ha effettuato 54.882 controlli, di cui il 90% sui prodotti alimentari e il restante 10% su mezzi tecnici per l’agricoltura: le irregolarità rilevate riguardano il 12,9% dei prodotti e l’8,6% dei campioni analizzati.
Agricoltura Italiana e criticità, in Sicilia siccità e crisi idrica fanno paura
In Sicilia a far paura è la siccità. Già l’anno scorso il territorio ha dovuto fare i conti con una forte carenza d’acqua, una emergenza che ha condotto le istituzioni a dichiarare lo stato di crisi idrica. Una situazione delicata per l’intera comunità, ma anche per il comparto agricolo: “Quanto accade in Sicilia è un segnale evidente della grave insufficienza di infrastrutture idriche nel nostro Paese. Una situazione non più tollerabile, che rischia di mettere in ginocchio agricoltori, cittadini e intere filiere produttive” dice a L’Identita Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro.
“Le dighe Trinità, Rubino, Pietrarossa, Rosamarina, Olivo – solo per citarne alcune – sono simbolo di ritardi cronici, inefficienze e promesse disattese. Opere fondamentali per garantire l’approvvigionamento idrico in una regione sempre più colpita da desertificazione ed effetti del riscaldamento globale”. Confeuro dunque rivolge un appello al governo affinché metta in campo un “piano straordinario per il rilancio delle infrastrutture idriche in Sicilia e in Italia. Non possiamo continuare a perdere tempo. Senza una rete efficiente di raccolta e distribuzione dell’acqua il settore primario è destinato a soccombere”.
Lazio, agricoltura al centro
Nel Lazio, a tirare le somme è Giancarlo Righini, assessore regionale ad Agricoltura, che a L’identità spiega: “I dati diffusi dalla Banca d’Italia confermano un segnale importante: nel 2024 il valore aggiunto dell’agricoltura laziale è aumentato del 2,5%. È un segno di ripartenza concreta per un comparto che rappresenta identità, radici, lavoro e futuro. In particolare, sono le coltivazioni arboree, come uva e olive, e la frutticoltura a trainare questa ripresa. La nostra agricoltura è una risorsa strategica e rappresenta uno degli asset economici più importanti. Ed è per questo che fin dal nostro insediamento abbiamo cercato di introdurre politiche che mirassero a migliorare le condizioni del sistema agroalimentare”.
Così, invece, Salvatore La Penna, vicepresidente commissione regionale Agricoltura: “Siamo ormai una delle principali realtà agricole italiane, con territori che vantano produzioni di eccellenza, filiere consolidate e innovazione. Fino a pochi anni fa non era così, e non possiamo non riconoscere che le giunte del Presidente Zingaretti hanno avuto il merito di restituire centralità al settore. Oggi serve un ulteriore passo in avanti. È il momento di potenziare con una nuova visione legislativa l’agricoltura del Lazio, per consolidare quanto è stato costruito e affrontare le sfide del futuro”.