Attualità

Scorie nucleari, Pichetto prende tempo: Deciderà il governo

Ritardi, incertezze politiche, resistenze: e ogni volta il ministro avanza intenti e propositi

di Angelo Vitale -


“Il tema delle scorie nucleari non è conseguenza dell’individuazione delle aree idonee o del deposito, ma esiste a prescindere, anche in virtù delle opere di decommissioning che dobbiamo portare avanti. La legge delega sul nucleare darà la possibilità di aggiornare anche il quadro normativo sul tema, nella consapevolezza che non è più un tema rinviabile e sul quale delineare una strategia condivisa con i territori di ampio respiro”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, in audizione in Parlamento sullo smaltimento delle scorie nucleari e sull’individuazione delle aree idonee allo sviluppo di impianti per la produzione di energie rinnovabili.

Il ministro criticato da Azione

Il ministro è stato audito dalle Commissioni riunite Attività produttive e Ambiente della Camera, al termine raccoglie il sarcasmo di Fabrizio Benzoni di Azione che si dice “più confuso di prima” stigmatizzando le parole di Pichetto in Parlamento in un modo e invece differenti in dichiarazioni alla stampa cui ha parlato di più siti da individuare.

Perché l’audizione

L’audizione si è focalizzata sull’aggiornamento del percorso verso la definizione del sito unico per il deposito nazionale delle scorie radioattive, una questione bloccata da anni da resistenze territoriali, incertezze politiche e complessità tecniche. Il governo è chiamato da tempo a garantire sicurezza, trasparenza, sostenibilità e tempi certi, coinvolgendo le comunità locali.

Le scadenze e gli obblighi

Secondo Pichetto Fratin, il rilascio dell’Autorizzazione Unica per la costruzione del deposito nazionale è previsto indicativamente per il 2029, mentre la messa in esercizio del deposito è stimata per il 2039. Nel deposito saranno smaltiti definitivamente i rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa attività provenienti da attività industriali, sanitarie, di ricerca e dalla gestione degli impianti nucleari dismessi. Accanto al deposito sarà realizzato un parco tecnologico per attività di ricerca e sviluppo nel settore energetico e della gestione dei rifiuti.

I ritardi e le resistenze

Ad oggi nessuna regione tra le 51 aree individuate come idonee ha avanzato una candidatura spontanea per ospitare il deposito. La mancanza di accordo tra Stato ed enti locali rischia di far decidere al governo tramite decreto, se non si raggiungerà un’intesa. Le resistenze territoriali sono la principale causa del ritardo, insieme a incertezze politiche e difficoltà tecniche.

“Questi temi animano i territori, le comunità locali che avvertono un senso di minaccia derivante dalle scorie nucleari o dall’installazione, avvertita come selvaggia, di impianti a fonti rinnovabili – ha così provato a smorzare le tensioni il ministro ribadendo però propositi e intenti -. Credo che il nostro compito sia quello di avere, per poi divulgare, un quadro chiaro dello status quo e anche di dove si voglia andare. Anche perché i territori hanno bisogno di voci autorevoli che plachino, o quanto meno, riportino nei giusti binari le legittime preoccupazioni derivanti da un effetto Nimby particolarmente evidente su queste tematiche”. Alla fine, ha detto, se nessuno si farà avanti, il governo deciderà sentendo il presidente della regione prescelta.


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