Politica

Budapest Pride, l’eco delle polemiche risuona anche in Italia

di Giuseppe Ariola -


È bufera sul premier ungherese Viktor Orban, dopo il durissimo attacco al Budapest Pride, andato in scena sabato scorso nella capitale magiara. Per il leader del partito Fidesz si è trattato di uno “spettacolo ripugnante e vergognoso”, orchestrato – a suo dire – dall’Unione europea in complicità con l’opposizione ungherese. “Bruxelles ha emesso un ordine affinché il Pride si tenesse a Budapest. I suoi politici fantoccio hanno eseguito l’ordine”, ha scritto Orban in un post domenicale sui social. Un’accusa che ha immediatamente scatenato la reazione delle opposizioni italiane e di numerose voci del mondo politico europeo. Secondo gli organizzatori, la manifestazione ha radunato oltre 200.000 persone nel centro della capitale, in una delle edizioni più partecipate degli ultimi anni, nonostante le restrizioni imposte in passato dalle autorità ungheresi.

Durissimo il commento della senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva: “Veramente incredibile il commento di Orban. Di ripugnante, in questa vicenda, c’è solo il suo oscurantismo. Il Pride è stato una manifestazione bella, civile e partecipata. Ancora una volta il premier ungherese dimostra la sua allergia al dissenso e alla democrazia. Vede complotti ovunque e accusa l’Ue, salvo poi incassarne i fondi. L’Ungheria farebbe bene a rispettarne le regole”. A intervenire è anche l’eurodeputato del Partito Democratico Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale: “Le parole di Orban sono indegne di un capo di governo europeo. Definire ‘ripugnante’ il Pride significa insultare milioni di cittadine e cittadini e i loro diritti fondamentali. Ripugnante è chi calpesta lo stato di diritto e usa l’odio per mascherare il proprio fallimento. Ora Giorgia Meloni smetta di coprire il suo alleato Orban e prenda le distanze apertamente”.

La polemica ha coinvolto anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, che sui social ha sollevato dubbi sull’autenticità dell’impegno democratico di chi ha partecipato al Pride ungherese. “Chissà se qualcuno dei politici italiani presenti in questi giorni in Ungheria si è ricordato di portare almeno un fiore ai martiri del 1956 che si opposero ai carri armati comunisti. Chissà”. Una frecciata che ha provocato la replica immediata del leader di Azione Carlo Calenda, anche lui presente a Budapest: “Caro La Russa, ti è andata male. Sono andato a rendere omaggio ai martiri del ‘56 prima del Pride. Ritenta, magari dopo che avrai buttato la statua di Mussolini. Lezioni su anti-autoritarismo da te, anche no”. La Russa ha ribattuto con una nuova stoccata, stavolta via Instagram: “Caro Calenda, sei così egocentrico da pensare che mi riferissi a te? Mi ero perfino dimenticato che fossi andato a Budapest. Il mio post era per chi non ha mai condannato i comunisti italiani che appoggiarono l’invasione sovietica. Dovevi chiedere di accompagnarti a chi era con te. E no, non ho mai avuto statue a casa. Tuo padre te ne ha lasciate? Tu le avresti buttate?”


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