Tre lezioni americane
Nei giorni scorsi la Corte Suprema degli Stati Uniti ha impartito tre lezioni di esercizio della giustizia che faranno riflettere, anche oltreoceano. Indubbiamente si tratta di tre duri colpi inferti all’agenda dem Usa, all’ideologia gender e woke e alla sinistra occidentale (che ha fatto sue queste tendenze). Certo, negli States giustizia e magistratura funzionano in modo diverso che in Italia, per esempio. Ma questi tre verdetti faranno scuola.
Vediamo le sentenze, nella prima la Corte si è schierata con i genitori religiosi contro il Consiglio scolastico della Contea di Montgomery, nel caso storico Mahmoud vs. Taylor. La sentenza ha ribaltato le decisioni dei tribunali inferiori, stabilendo che le scuole pubbliche non possono negare ai genitori la possibilità di esentare i propri figli dalla frequentazione di lezioni che includono contenuti LGBTQ+.
Nella seconda sentenza, la Corte ha limitato la capacità dei giudici federali di emettere “ingiunzioni universali” che bloccano a livello nazionale le politiche esecutive del presidente Usa. La decisione, arrivata in un caso legato all’ordine esecutivo di Trump sulla cittadinanza per nascita – il cosiddetto Ius soli, su cui si fondano gli stessi States – non ha stabilito la costituzionalità dell’ordine stesso, ma ha di fatto rimosso una delle più potenti armi legali utilizzate dai dem e dagli oppositori vari di Trump per ostacolarne l’agenda. La sentenza, salutata dal POTUS come una “vittoria monumentale”, significa che le ingiunzioni ora si applicano solo alle parti che hanno intentato la causa, costringendo gli oppositori a intraprendere lunghe e complesse class action per ottenere una protezione più ampia.
Nella terza vittoria per i conservatori, la Corte ha confermato una legge del Texas che impone ai siti web per adulti di verificare l’età dei propri visitatori. Con un voto 6 a 3, la Corte ha respinto la sfida al Primo Emendamento, sostenendo che la protezione dei minori dai contenuti sessualmente espliciti online giustifica l’onere imposto dalla verifica dell’età. Questa decisione sottolinea la volontà della maggioranza conservatrice di dare priorità alla protezione dei bambini rispetto alle libertà di espressione online, in un’epoca in cui i contenuti digitali sono sempre più accessibili.
Tre sentenze lapidarie che mettono altrettante pietre tombali sulle politiche liberal e, in generale, di boicottaggio giuridico delle decisioni presidenziali. Tre lezioni americane che ci impongono una riflessione su quanto sia urgente e necessaria una riforma della giustizia nel nostro Paese, proprio per evitare che il potere giudiziario divenga uno strapotere. Siamo alle solite: chi controlla i controllori? Negli States c’è la Corte Suprema, che ha facoltà di mettere un correttivo e disinnescare la partigianeria politica dei magistrati. In Italia è molto diverso, purtroppo.
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