Dai pizzicotti nel centrodestra ai litigi nel campo largo
L'estate sembra aver placato lo scontro tra maggioranza e opposizione favorendo quello tra alleati
La pausa dei lavori parlamentari ha allentato lo scontro politico. Nel frattempo, fatto salvo qualche attacco dell’opposizione su questioni per lo più attinenti alla politica estera, in particolare per quanto riguarda il posizionamento del governo sulla crisi mediorientale e il reiterarsi delle iniziative belliche di Netanyahu nella Striscia di Gaza, il dibattito tra gli schieramenti è apparso sopito. Lo stesso non si può però dire circa quanto accade tra partiti alleati, sia in maggioranza che all’opposizione.
Polemiche in maggioranza
A far riemergere le fibrillazioni nel centrodestra, a parte il caso del Comitato vaccini che ha investito il ministro della Salute Schillaci, sono stati ancora una volta i rapporti tesi tra Lega e Forza Italia. L’attacco sferrato a Macron da Matteo Salvini – che ha tenuto a precisare di parlare sia a nome del governo che del Carroccio – oltre alle conseguenze sul piano diplomatico, ha comportato la reazione di Antonio Tajani che ha ricordato come, in qualità di titolare della Farnesina, la competenza e la responsabilità per quanto riguarda gli affari esteri sono esclusivamente in capo a lui e a Giorgia Meloni. E non è la prima volta che il segretario di Forza Italia fa pervenire a mezzo stampa questo preciso messaggio all’altro vicepremier. Così come non è la prima volta che i due alleati manifestano posizioni assolutamente differenti sulle banche. L’eventuale “pizzicotto alle banche” a cui ha fatto cenno il ministro Giorgetti ha scatenato l’immediata reazione degli azzurri che, ancora una volta con Tajani, si sono affrettati a smentire e a provare a sminare anticipatamente qualsiasi intervento sugli extraprofitti bancari.
Il no di Calenda a un’alleanza con i 5 Stelle
E mentre nel centrodestra ci si pizzica, dall’altra parte del campo si litiga. Come sempre. All’ennesimo tentativo di riportare alla luce il famoso campo largo per costruire una coalizione unitaria tra tutte le forze all’opposizione del governo sono nuovamente riemersi i distinguo e si sono piantati paletti. Se in vista delle regionali d’autunno dalle parti di Italia Viva sembra essere stata metabolizzata la maldigerita alleanza con il partito di Giuseppe Conte per quanto riguarda Azione non è così. Calenda si è messo a fare Renzi, negando il sostegno del proprio partito a candidati governatori pentastellati o del Pd che si “piegano ai programmi imposti dai 5 Stelle”. Per ora a subire il niet sono stati Tridico in Calabria e Giani in Toscana, ma c’è da scommettere che le grane per il campo largo sono tutt’altro che finite.
Torna alle notizie in home