Minacce via mail a Conte durante il lockdown: condannato
La sentenza del giudice monocratico di Roma: l'imputato sarebbe parzialmente incapace di intendere e volere
Condannato a sette mesi di reclusione per aver inviato via mail minacce a Giuseppe Conte premier all’epoca dei lockdown e del Covid. La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico di Roma a carico di un 46enne di origini umbre. Oltre alla condanna, sarà pure sottoposto a un anno di libertà condizionata. Le ragioni della sentenza saranno depositate nei prossimi giorni: i motivi alla base della decisione saranno passati al vaglio dei legali che assistono l’uomo per presentare un già annunciato ricorso.
Minacce a Conte: le mail, il caso Covid e l’epoca dei lockdown
Erano tempi diversi. C’era, ma non era così forte, la sensazione che il mondo sarebbe cambiato. Si parlava, quasi ossessivamente, di “nuove normalità”. Si imposero tormentoni che oggi non riconosciamo neanche più ma che, in quei giorni, erano il refrain della quotidianità, capaci di animare ore e ore di infinite tavole rotonde in tv. Ricordate le droplet? Ecco, erano tempi in cui, altrettanto ossessivamente, ci si diceva che ne saremmo usciti tutti migliori. Il tempo ha dato torto (marcio) al solito pistolotto delle magnifiche sorti e progressive. Ma qualche sentore c’era già: come, per esempio, il caso di chi inviava mail di minacce a Conte e lo faceva, anche lui, con una certa ossessività.
Davanti al giudice
L’autore del filotto di mail di minaccia inviate, tra marzo e aprile 2020, all’indirizzo ufficiale e istituzionale del premier del tempo, Giuseppe Conte (eravamo in pieno Conte bis), fu identificato in un uomo che oggi ha 46 anni. Le lettere avevano “tono offensivo e intimidatorio”. Dopo l’inchiesta, c’è stato il processo che ha visto l’imputato soccombere. Nonostante sia stato dichiarato parzialmente incapace di intendere e volere all’esito di una perizia psichiatrica, l’uomo è stato condannato: sette mesi di reclusione e in più un anno di libertà vigilata per il reato di minacce a un organo politico dello Stato. Ora si attendono le motivazioni. Da cui dipenderà il ricorso.
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