Scuole a rischio: 71 crolli in un anno e un quadro drammatico
Il 46% degli edifici scolastici è in zona ad elevata sismicità, il 59% non ha agibilità, il 58% non ha la prevenzione incendi
Sono 71 i crolli registrati nelle scuole in un anno, dal settembre 2024: casi in aumento rispetto al 2023/24 quando ne erano stati rilevati 69. Un dato che, legato a quello degli infortuni degli studenti nel 2024 certificati dall’Inail – 78mila e 365, +7.463 rispetto al 2023 – fa registrare uno stato della sicurezza degli edifici scolastici a rischio. Cause da ricercare innanzitutto nella vetustà degli edifici, la metà di essi ha circa 60 anni e il 49% è stato costruito prima del 1976, prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica.
Scuole a rischio
Lo registra Cittadinanzattiva che denuncia anche altro: tra le 60mila e 30 sedi scolastiche 27mila e 744, pari al 46%, si trovano in zone ad elevata sismicità. E pochissime le scuole interessate da recenti interventi di adeguamento e miglioramento sismici, appena il 4% e il 3,8%.
Circa l’amianto, poi, il problema è ancora irrisolto – come ha già scritto L’identità giorni fa – in 2mila e292 edifici scolastici non ancora bonificati secondo l’Osservatorio nazionale dedicato a questo materiale altamente inquinante: è il 4,3% degli istituti, vi sono esposti circa 356mila e 900 studenti e 50mila membri del personale.
Il Pnrr non è bastato
Gli oltre 8mila e 700 interventi previsti per le scuole dal Pnrr, ormai in dirittura di arrivo, non sono bastati. E altri dati sono assai sconfortanti: ancora molto elevato il numero degli edifici scolastici non in possesso dell’agibilità (23.218; 59%) e della prevenzione incendi (22.968; 58,36%). Il collaudo statico è assente nel 42,09%.
Adriana Bizzarri, responsabile Scuola di Cittadinanzattiva stima necessari “fondi triennali, nella cifra di 3 miliardi a partire dalla prossima Legge di Bilancio, per investire in maniera continuativa sull’edilizia scolastica anche dopo il Pnrr e per dotare tutte le aule scolastiche di impianti di condizionamento”.
Perché pure su questo versante la scuola italiana è all’anno zero. Ad oggi – rileva l’associazione -, l’impianto di riscaldamento più diffuso nelle scuole è quello centralizzato a metano (69,14%), mentre solo 1.472 sedi scolastiche, pari al 2,45%, sono dotate di impianti solari termici. E riguardo ai sistemi di condizionamento e ventilazione, nonostante le promesse fatte durante e immediatamente dopo il Covid, la loro presenza nelle scuole è irrisoria: ne sono dotate solo 4.457 pari al 7,42%.
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