Papa Leone XIV: i Catechisti sono i “Primi testimoni di fede”
Domenica 28 settembre, alla presenza di molti Catechisti accorsi in Piazza San Pietro in maniera molto emozionata e festante per lo svolgimento del loro Giubileo, al fine di prendere parte alla Santa Messa presieduta da Sua Santità, Papa Leone XIV, il quale, nel riconoscere loro un ruolo molto importante all’interno della chiesa, li ha definiti: “primi testimoni di fede”. Infatti, il loro compito di formazione e avvicinamento dei più giovani alla fede è indubitabilmente centrale, se non fondamentale, fin dai tempi antichi nella Chiesa; basti pensare che il primo che si è posto come Catechista e predicatore è stato proprio Gesù di Nazaret. Tale aspetto era stato evidenziato, se non enfatizzato, da Papa Francesco il quale, durante il suo pontificato, ha istituito il ministero di Catechista tramite l’emanazione della Lettera Apostolica, in forma di Motu Proprio, Antiquum Ministerium. Nella sua lettera, Francesco ricordava che il ministero affonda le radici nella Chiesa delle origini, come attestano già i testi del Nuovo Testamento: «Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri…». Pertanto, il Catechista è chiamato a essere testimone della fede, maestro e sia accompagnatore che pedagogo, il tutto, sempre al servizio della comunità cristiana. Il termine “catechista” deriva proprio da un verbo greco che stava a significare “istruire a viva voce”. Il Catechista è chi “fa risuonare” la bellezza e la complessità del messaggio Cristiano, e quindi del Vangelo, in quanto deve trasmettere e educare a ciò che la Chiesa stessa professa, celebra, vive e prega nella sua vita quotidiana. Quindi il Santo Padre, rivolgendosi loro durante l’omelia quasi in termini di propria riflessione, ha affermato che devono fare vero e proprio tesoro delle parole del Vangelo, al fine di “salvare i fratelli” di tutto il mondo, aprendo il loro cuore “al volto del prossimo“: proprio la parola “Catechisti” – ha riflettuto ancora il Pontefice (come da noi già detto) – in greco significa “istruire a viva voce“, diventando delle vere e proprie guide della fede in “un cammino costante” che deve essere innanzitutto riparo “dall’individualismo e dalle discordie“, lasciando un concreto “segno” nel cuore dei fedeli “affinché porti frutti di vita buona“. E ancora ha proseguito Leone XIV: Proprio Lazzaro insegna che “se il ricco avesse avuto carità avrebbe fatto del bene anche a sé stesso“, che se avesse avuto fede “Dio lo avrebbe salvato da ogni tormento“: è in questo contesto che i Catechisti devono essere “la parola di Gesù” nei momenti in cui “siamo tentati dall’ingordigia e dall’indifferenza“. Continua il Santo Padre: “di cuore rivolgo il mio saluto a tutti voi che avete preso parte a questa celebrazione giubilare dedicata ai catechisti, in particolare a coloro che sono stati istituiti oggi per questo ministero. E insieme con voi desidero inviare un caloroso augurio di buon servizio ai catechisti e alle catechiste di tutta la Chiesa sparsa nel mondo. Grazie a voi per il vostro servizio alla Chiesa! Preghiamo per loro, specialmente per quelli che operano in condizioni di grandi difficoltà. Dio vi benedica tutti!” Un ulteriore messaggio altamente significativo nella sua omelia è stato il passaggio in cui il Pontefice dice: «Interi popoli in miseria, piagati da guerra e sfruttamento». «Alle porte dell’opulenza sta oggi la miseria di interi popoli, piagati dalla guerra e dallo sfruttamento». Non perde occasione, Sua Santità, per richiamare i leader mondiali ad aprire gli occhi sulle condizioni dei civili, che a Gaza, in Ucraina, e in tante altre parti del mondo, convivono con il ronzio costante dei bombardamenti e dell’aggressione militare e con immagini di essere umani stremati, feriti, impauriti e affamati. Nella speranza, mai del tutto sopita, di scuotere le coscienze, il Vescovo di Roma conclude: «Attraverso i secoli, nulla sembra essere cambiato». Viene da aggiungere: purtroppo.
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