Spagna corre, Italia e Germania al palo: dove va l’industria europea
Le proiezioni di Confindustria: la Francia trema, la paura instabilità
Dove va l’industria europea? Se continua così, tranne che in Spagna, finisce per andare a sbattere. Confindustria certifica il momento no di Italia e Germania. La filiera bavarese non trascina più né Roma né Berlino e la produttività di entrambi i Paesi, nel 2024, è sprofondata: -4,6% quella tedesca, -4% la tricolore. La Francia, invece, finisce in pareggio o, se preferite, in stagnazione. Viceversa la Spagna mette a referto un bel +0,4%. Il trend si è confermato anche nei primi nove mesi di quest’anno. La Germania perde l’1,5%, l’Italia lo 0,9%. Parigi, alle prese con lo choc dell’instabilità, continua a marciare sul posto. Madrid, invece, si gode una bella avanzata, pari a un punto intero. Ciò accade per diverse ragioni. A cominciare da quelle dell’energia. Che gli imprenditori iberici pagano molto meno dei loro colleghi dell’industria europea. E questo non è un vantaggio da poco. Soprattutto perché, anche a causa delle fluttuazioni dei prezzi e dell’andamento delle cose sugli scenari internazionali, il gap tra la Spagna e (soprattutto) Italia e Germania rimarrà tale ancora per un bel po’. Berlino potrà immaginare di rilanciarsi già nel 2026 con i giganteschi piani di investimento sulle infrastrutture e la difesa. La Francia dovrà sperare che la crisi di credibilità certificata dalle agenzie di rating e dai mercati passi mentre l’Italia dovrà affidarsi, ancora una volta, a quella che è e resta la sua vera ricchezza. Ossia la domanda interna con un aumento dei consumi che viene percepito in lento, ma costante, miglioramento mentre l’export, tra dollaro debole e dazi di Trump, non si riprenderà del tutto per un bel po’ di tempo.
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