Non lamentatevi, andate a votare
In tanti, troppi in Italia fanno finta di non sapere che quello del voto è un diritto-dovere. Per decenni abbiamo considerato le elezioni una conquista irrinunciabile, frutto di lotte, sacrifici e di una storia che ci ha consegnato una democrazia sì imperfetta ma viva, partecipata, come si suol dire.
Oggi, invece, quel diritto – che nella nostra Costituzione è considerato un dovere civico – viene percepito come un’opzione, un impegno rinviabile, quasi un fastidio da evitare se piove, se si è stanchi, se “tanto non cambia nulla”. L’astensionismo cresce a ogni tornata elettorale (anche alle amministrative, un tempo molto più partecipate rispetto per esempio alle europee), e non si tratta più di un fenomeno occasionale ma di una costante che erode le fondamenta della partecipazione democratica. Sempre più cittadini scelgono di restare a casa, lasciando che a decidere siano minoranze motivate, gruppi organizzati, nicchie ideologiche o semplicemente elettori più disciplinati.
Così le elezioni, anziché essere la fotografia fedele delle istanze del Paese, diventano un affare per pochi interessati. E i risultati, inevitabilmente, ne risentono: percentuali di partecipazione basse producono rappresentanze parziali (meno della metà del Paese), lontane dalla complessità reale della società. Non è solo una questione di numeri. È un problema culturale e politico. Se il voto smette di essere percepito come uno strumento di responsabilità, come l’occasione per orientare il futuro collettivo, allora la democrazia stessa si indebolisce.
Rinunciare al voto significa abdicare al proprio ruolo di cittadini, delegare ad altri la possibilità di influire sulle scelte che riguardano tutti: scuola, sanità, lavoro. Significa scegliere il silenzio quando invece ci viene chiesto di dire la nostra. Eppure, basterebbe ricordare cosa rappresenta davvero una scheda elettorale: non un semplice pezzo di carta, ma la possibilità concreta di contare. Recuperare il senso del voto come dovere non significa imporre obblighi, ma riscoprire il valore della partecipazione, il legame fra individuo e comunità, la consapevolezza che ogni scelta – anche la più piccola – ha ripercussioni sulla vita comune. Oggi e domani si voterà per le regionali. In primavera per il referendum sulla giustizia. Guai a chi si lamenterà dei risultati, se non sarà andato a votare.
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