Editoriale

L’OCCASIONE PERSA DEL PD

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Proprio come la Rai ha fatto con Zelensky a Sanremo, peggio la toppa del buco, ha fatto il Pd con il caso Cospito. Preso com’è dalla zuffa quotidiana del noi contro di voi, il Partito democratico e la guida a cinque teste Letta-Bonaccini-Schlein-Cuperlo-De Micheli, è riuscito nell’impresa di buttare al vento l’occasione storica di riaprire in Italia quel dibattito che la sinistra chiede da sempre: cosa è stato davvero il 41bis negli ultimi trent’anni di lotta alla mafia? Cosa resta di quell’idea di Falcone?
L’idea di Giovanni Falcone è infatti molto datata. E ciò che lui stesso vorrebbe oggi è un bilancio sulla norma. Bilancio che in queste ore, fra l’arresto di Messina Denaro e il caso Cospito, si rende ancora più necessario. Non perché c’è chi vuole favorire la mafia, ma al contrario perché i fatti di Sassari dimostrano che oggi un 41bis gestito male può pure provocare molti più danni dei benefici che promette. Eppure dopo decenni di battaglie sulle carceri, la crepa aperta in Parlamento dalle parole di Giovanni Donzelli, era un trampolino per alzare il livello del dibattito e spalancare il vaso di Pandora della miriade di balle che lo Stato ci ha raccontato proprio sul cosiddetto carcere duro, degli effetti reali che ha prodotto nella lotta alla mafia, delle sue evidenti storture denunciate in quintali di scartoffie che nessuno legge. E invece no, il primo amore dei Dem, che non è la Giustizia ma che sono le procure, ha fatto sbagliare il calcio di rigore alla presunta sinistra di opposizione. Tutti a testa bassa per aprire chissà quale inchiesta contro Donzelli. E pur di farlo, di ottenere le dimissioni del pupillo di Giorgia Meloni, concesse dall’alto come un’elemosina, come un favore del re, ha mandato in fumo trent’anni di storia della sinistra in materia di carceri, ergastolo, 41bis, torture e lotta alla mafia. Tutti in piedi i signori dirigenti del nuovo partito Fine Pena Mai, sia perché ormai oltre che manettari sono pure fascistoidi nell’interpretazione delle carceri, ma pure fine pena mai quella che fa alla sinistra vera sentire che i Dem sposano a pieni polmoni la frase simbolo della destra italiana: “Nessuno tocchi… “, non Caino, come ci si aspetterebbe dai progressisti che votarono perfino contro l’istituzione del 41bis sotto la segreteria di Achille Occhetto, ma “Nessuno tocchi il 41bis”. Roba da far accapponare la pelle a una fila di giuristi e pensatori progressisti che forse non hanno ben chiaro che ormai il Pd sembra tutto urla e manette.
C’è poi la catena di Sant’Antonio di whatsup nelle chat del partito e la frasetta imparata a memoria da pronunciare con tono lirico in televisione, come se intorno avessero un branco di dementi, per negare che Andrea Orlando avesse chiesto la revoca del 41bis a Cospito, voluto dal governo Draghi per mano di Cartabia. E loro la ripetono con tanto di tweet in onda. Senza rendersi conto che le parole di Orlando sono l’unica cosa sensata pronunciata dal Pd da quando il caso Cospito è esploso. Perché, se ci limitiamo ai fatti, e prendiamo pure per buona la posizione del premier Giorgia Meloni che, arrivati a questo punto, il 41bis non si tocca, resta il fatto che nei prossimi mesi un paese normale, non dico civile, ma normale, aprirebbe una commissione non contro Donzelli, ma per verificare se ciò che emerge dalle sue dichiarazioni (in Parlamento non al mercato) abbia un fondamento. E cioè che da ciò che vediamo nei fatti il 41bis applicato a Cospito ha prodotto come risultato il contrario esatto di ciò per cui Falcone l’aveva voluto. E cioè ha favorito la commistione fra terrorismo e mafia anziché essere un principio a tutela proprio del fatto che in carcere questo contatto fra criminali veniva impedito. Non serve un genio per rendersi conto che il 98 per cento del Paese non aveva idea di chi Cospito fosse fino alla decisione di metterlo in carcere a Sassari con tre capimafia. E, sebbene scrivesse deliri anarchici in lettere e giornali, tali scritti non avevano né riempito le piazze né aggiunto nulla a ciò che da anni l’anarchia, o almeno la sua frangia più violenta, va propagandando. Al contrario, da quando è iniziato lo sciopero della fame di Cospito per trasformarsi da figura di secondo piano a martire dell’Anarchia (strategia che già aveva usato in passato per altri fini), il legame terrorismo-mafia si è rinsaldato e la piazza si è risvegliata senza bisogno né di ordini né di proclami. Di questo dovrebbe parlare una sinistra che si ricorda chi è e da dove viene. Non brindare perché la Procura di Roma apre un fascicolo su un deputato che ha detto in Aula il segreto di Pulcinella. Che sapevano tutti. E che è uscito con tanto di titoloni sui giornali. Addirittura prima.

Torna alle notizie in home