Politica

Chi Boccia Serracchiani

di Edoardo Sirignano -

DEBORA SERRACCHIANI PD, FRANCESCO BOCCIA PD


“Chi ha avuto, avuto, avuto. Chi ha dato, ha dato, ha dato. Scurdammoce ‘o passato”. Il celebre testo della canzone di Peppino Fiorelli è più che attuale, nelle ultime ore, tra i corridoi del Nazareno. Pur di mantenere la poltrona, sono in tanti a mettere in soffitta le ultime primarie, i riferimenti di ieri, per ritagliarsi uno spazio o meglio ancora mantenere la poltrona nella segreteria presieduta da Elly Schlein.

La regina delle trasformiste

Campione assoluto di memoria corta è certamente la capogruppo a Montecitorio Debora Serracchiani. Quest’ultima vorrebbe mantenere la guida del gruppo alla Camera a ogni costo, pure se bisogna dimenticare quel Jobs Act, santificato fino all’altro ieri. Ecco perché nelle ultime ore, dopo aver osteggiato, con ogni possibile strumento disponibile la segretaria, sotterra gli screzi del congresso e il suo ex mentore Renzi e sposa al contrario la causa della rossa sardina, che fino a qualche ora prima aveva definito il male assoluto. La causa dei rottamatori è ormai solo un lontano ricordo. La nativa romana sa benissimo che per sopravvivere alla rivoluzione della “Meloni progressista” occorre adeguarsi. Non solo, quindi, diventa la donna ombra della povera deputata a capo del Nazareno, ma si candida a ricevere il premio da “yes woman”. Non c’è verbo recitato in aula, come dimostrano le immagini delle tv, che non è seguito dall’annuire del famosissimo caschetto dem. Come fare a meno, d’altronde, delle improponibili acconciature della Bindi 2.0. Bisogna evitare a tutti i costi quelle voci che parlano di una possibile premiazione per il vice di Letta Giuseppe Provenzano, per la varesina Simona Bonafè o per il volto del mondo ambientalista Chiara Braga (quest’ultima, secondo voci di palazzo, in pole). Una cosa è certa, i numeri in aula significano ancora “speranza” per la solita Debora. Schlein, a quelle latitudini, avrebbe un controllo più facile delle truppe, aspetto che gli consentirebbe di lasciare la casella anche a una “non fedelissima”, come appunto chi ha preceduto Fedriga al governo del Fvg. A tale scopo, qualche giorno fa, ci sarebbe stata anche una telefonata di Bonaccini, che avrebbe chiesto una donna non ostile alla sua mozione per stemperare gli animi dopo l’ultimo e accesso congresso.

I soliti noti e il mediatore Boccia

Applicando tale modus operandi, il nuovo ciclo annunciato da Elly, però, rischia di diventare classica chiacchiera da bar e non la svolta auspicata. “Sembra quasi di rivivere le facili promesse della Prima Repubblica, impegni ovviamente non mantenuti – riferisce qualche attivista”. A parte qualche giovane vecchio, vedi Furfaro o Gribaudo, sono sempre le medesime facce a comporre il gotha del Nazareno. La strategia della Schlein, al momento, sembra essere la stessa di chi l’ha preceduta: mettere insieme tutto e il contrario di tutto. I silenzi sugli aiuti all’Ucraina e sull’utero in affitto valgono più di mille parole. Elly, dopo aver annunciato la rivoluzione, ritorna dai vecchi generali o dinosauri, senza di cui non si muove neanche una foglia. A Palazzo Madama, dove al 99 per cento sarà fatta fuori Malpezzi, non viene scelto un profilo riconducibile alla falce e martello, ma un uomo della mediazione come Francesco Boccia. Questo profilo piace e non poco pure agli ex renziani di Base Riformista. Sarebbe stato lo stesso Guerini a blindarlo. Su tale schema, quindi, il patto di non belligenzanza per la segreteria. Oltre a Gribaudo, che dovrebbe essere la vice, Zan, Cristallo e Di Biase, potrebbe avere uno scranno un tale Stefano Vaccari, fedelissimo del governatore dell’Emilia. Potrebbe essere salvato addirittura il capo delegazione a Bruxelles Brando Benifei, primo tifoso di Stefanone il modenese. Una cosa è certa, proprio dai palazzi romani, inizia la “ trattativa” per il nuovo corso Pd. Un’impresa tutta in salita, come d’altronde anticipato a Elly dal consigliere Zingaretti, che oltre a chiedere caselle per i suoi, l’avrebbe avvertita dei rischi legati ai padroni delle tessere e vissuti dal fratello di Montalbano in prima persona. Le primarie sono una cosa, la gestione un’altra. La sardina, a tale scopo, avrebbe arruolato addirittura il sempre presente Franceschini. Come sa trattare quest’ultimo, non riesce nessuno. I petalosi sono i professionisti per eccellenza nel divide et impera. Qualora l’ex segretario avesse avuto la gioia di salire sul Colle, probabilmente non ci sarebbero state mozioni in casa dem. Lo stesso Dario avrebbe consigliato alla povera segretaria di andare a Salerno e accettare il perdono di De Luca, magari donandogli lo spazio sperato per il figlio Piero. Avere i famosi lanciafiamme puntati contro, in vista delle europee, non è il massimo. Medesimo ragionamento vale per il pugliese Emiliano, per cui starebbe trattando il barese Antonio Decaro. Lo stesso show del fiorentino Nardella, oltre a consentirgli un balzo nella classifica della visibilità, potrebbe essere un chiaro messaggio al vertice: senza i sindaci è impossibile vincere e avere l’opinione pubblica a favore.

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