Cronaca

A vuoto l’incontro del padre di Salis con Tajani e Nordio: non possibile chiedere i domiciliari

di Angelo Vitale -

Roberto Salis


“E’ andata molto peggio di quanto ci aspettavamo. Non vediamo nessuna azione che possa migliorare la situazione, siamo stati completamente lasciati soli, abbiamo chiesto due cose che ci sono state negate. Mia figlia resterà molto, penso, in carcere”: lo ha detto Roberto Salis, padre di Ilaria, uscendo dal ministero della Giustizia dopo l’incontro con il ministro Carlo Nordio. Separatamente, Salis aveva avuto l’incontro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Dal primo, in particolare, Salis dopo l’incontro con Nordio ha ricevuto l’illustrazione nei dettagli di una situazione ove, per il rispetto dovuto al funzionamento degli organismi giuridici ungheresi, ogni nota o richiesta di modificare le future condizioni detentive dopo la sentenza attesa da Ilaria Salis, siano da considerare irrituali, come l’ipotesi di una misura detentiva domiciliare in Italia o nei locali dell’ambasciata del nostro Paese a Budapest. E quindi impossibile avanzarle da parte dell’Italia, peraltro generando un precedente nell’interlocuzione tra il governo di un Paese straniero e l’organismo giudiziario di un Paese interessato al procedimento che vede imputata la nostra connazionale.

La vicenda ha oggi coinvolto, con molto scalpore anche il Parlamento europeo, mentre avveniva in Italia l’incontro di Roberto Salis con i due ministri. A muso duro a Strasburgo un deputato lepeniano. “Ricorderò quali sono i fatti, affinché gli europei sappiano di quale criminale il Parlamento Europeo prende le parti. Ilaria Salis è un’antifascista italiana, motivata da un’ideologia di estrema sinistra ultraviolenta, che si è arrogata il diritto di entrare in un Paese straniero in Ungheria e di imporre la sua legge politica, attaccando di sorpresa i nazionalisti ungheresi per strada o in casa a colpi di martello e in otto contro uno”. Così l’eurodeputato francese del Rassemblement National Jean-Lin Lacapelle, parlando in plenaria dell’insegnante italiana arrestata in Ungheria e detenuta da un anno in condizioni degradanti, tuttora in attesa di giudizio.

“Se fosse accaduto il contrario – continua – se i nazionalisti avessero varcato le frontiere per attaccare attivisti di sinistra, a casa loro, con i martelli, l’intera Unione Europea griderebbe a morte. Ma poiché è l’estrema sinistra che attacca i nazionalisti, l’Unione Europea è preoccupata per la salute e il comfort dell’aggressore, senza dire una parola per le vittime”, ha concluso.

Ancora più dura una parlamentare ungherese orbaniana, mettendo la stessa Ue sul banco degli imputati. Ilaria Salis è stata arrestata in Ungheria per aver “brutalmente aggredito” dei cittadini ungheresi, insieme ad altri, selezionandoli “casualmente”, in base al loro “abbigliamento”. Lo ha sostenuto , intervenendo in italiano, l’eurodeputata di Fidesz Enyko Gyori (Non Iscritti), intervenendo nella plenaria. Gyori ha lamentato che il dibattito sul caso Salis viola un articolo del regolamento parlamentare, “viola i valori europei. Uno Stato membro, l’Ungheria è gravemente accusato e, in quanto deputato ungherese, non mi è concesso il diritto di intervenire nel dibattito”. “L’articolo 137.4 del regolamento – ha detto – è un importante articolo sul diritto di un deputato di essere rispettato in dibattito. In questo dibattito non viene permesso all’Ungheria di fare un intervento, mentre ci accusano di cose molto gravi. La verità è che un criminale, cioè una persona, una cittadina italiana, ha commesso dei crimini molto gravi in Ungheria. E’ in carcere e ci accusa di condizione non degne, mentre lei si è trovato chiaramente che ha mentito, durante la procedura legale”.

“Questo – ha aggiunto – non rispetta il principio del giusto procedimento, va contro lo Stato di diritto. Il Parlamento Europeo sta assumendo il ruolo di un Tribunale e non concede la parola all’accusato. Mi chiedo, presidente, che tipo di procedura è questa, mentre la situazione di base è che una cittadina italiana è stata arrestata a Budapest per aver brutalmente aggredito cittadini ungheresi, insieme ad altri, selezionando casualmente le loro vittime in base al loro abbigliamento”.

“Tutto è stato registrato dalle telecamere di sorveglianza e questa è la persona che ci accusa di trovarsi in condizione non degne. Presidente, come mai non dare l’opportunità di un intervento ungherese?”, ha concluso Gyori. La presidente Roberta Metsola ha ringraziato Gyori per aver sollevato il punto e ha assicurato che verrà verificata la fondatezza della sua obiezione, in base al regolamento dell’Aula.


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