Albanese bacchetta la stampa: quando la morale ONU diventa un hobby
Francesca Albanese condanna l’attacco alla Stampa ma bacchetta i giornalisti: polemiche e sarcasmo per una lezione fuori luogo.
Albanese bacchetta giornalisti: la predica nel momento sbagliato
A volte sembra che Francesca Albanese viva in un universo parallelo, dove le parole non hanno peso e dove ogni occasione, anche la più drammatica, diventa un trampolino per impartire la sua personale morale al mondo.
Il fatto è semplice: un giornale italiano viene preso di mira. In un Paese che ha già i suoi problemi di libertà d’informazione, non è proprio una passeggiata. E cosa ti fa la Relatrice Onu? Condanna, sì , e ci mancherebbe, ma poi infila il solito codicillo paternalistico: «Che sia un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro».
Ed eccoci dritti dal surreale al grottesco.
Perché la domanda, in fondo, è elementare: chi è Francesca Albanese per spiegare ai giornalisti come si fa il giornalismo?
Chi le ha consegnato il patentino per giudicare chi lavora in redazione, chi vive sotto scorta, chi documenta proteste, guerre, minacce, campagne d’odio?
Ma il colpo di teatro maggiore arriva adesso.
Quella che dovrebbe essere una presa di posizione contro un gesto violento diventa per lei un’occasione per rovesciare la responsabilità sulle vittime stesse, come se il problema non fosse l’attacco al giornale, ma il giornale che “non fa bene il proprio lavoro”.
Una logica impeccabile… per chi vive sulla Luna.
Il doppio standard che farebbe impallidire un acrobata
E allora, per puro sport intellettuale, proviamo a rovesciare i ruoli.
Che succederebbe se fossero i giornalisti — gli stessi che Albanese ha appena bacchettato — a dirle che forse anche lei dovrebbe “tornare a fare il suo lavoro”?
Che dovrebbe evitare prediche fuori luogo, evitare giudizi tranchant, evitare di trasformare ogni dichiarazione in una fustigazione pubblica?
Succederebbe ciò che accade sempre: scoppio d’indignazione, accuse di delegittimazione, vibranti denunce di attacco al suo ruolo.
Quando la critica scende dall’alto, è doverosa.
Quando sale dal basso, diventa oltraggiosa.
Un doppio standard così sofisticato che potrebbe diventare una voce del curriculum ONU, nella sezione “abilità speciali”.
Dal Governo, intanto, arriva la risposta che era inevitabile.
La premier Giorgia Meloni definisce l’episodio «molto grave». E non solo per l’attacco alla Stampa: è grave che un rappresentante internazionale, anziché difendere chi informa, usi proprio quell’attacco come pretesto per bacchettare chi fa informazione.
Una torsione retorica da far girare la testa ai migliori contorsionisti del circo.
Il monito (quello vero)
Alla fine resta l’impressione che la signora Albanese abbia nuovamente trovato il modo di dire la frase più sbagliata nel momento più sbagliato. Una costanza invidiabile.
Ha detto che «deve essere un monito alla stampa»?
Benissimo.
Il vero monito è un altro: quando non si ha nulla di sensato da dire, la scelta più rivoluzionaria resta sempre la stessa. Tacere.
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