Antonio Merlo, New York University: “L’università è un potente motore di mobilità sociale”
Antonio Merlo, Preside Anne e Joel Ehrenkranz della facoltà di Arti e Scienze della New York University dal prossimo mese di luglio sarà a capo della Drexel University di Philadelphia. Di origine italiane e laureato in economia e scienze sociali all’Università Bocconi di Milano, si è trasferito alla fine degli anni Ottanta in America dove ha conseguito numerosi successi e riconoscimenti, da economista ad allenatore di pallanuoto, evidenziando, tra le altre, la dote di saper creare gruppo.
Dall’Italia all’America. Cosa spinge ad un cambiamento come questo?
“Le opportunità! Mi sono laureato alla fine degli anni ’80 e il nostro sistema universitario di allora, per quanto eccellente fino alla laurea, non offriva ancora quelle opportunità presenti invece nel sistema universitario americano per un percorso di formazione post-laurea mirato ad intraprendere una carriera accademica di profilo internazionale. Vorrei comunque sottolineare come la situazione sia cambiata molto nel corso degli anni e la distanza tra l’America e l’Italia (e anche più in generale l’Europa) in questo riguardo si sia ridotta in modo significativo”.
Cosa le piace dell’ambiente universitario e qual è stata la sfida più grande che ha dovuto affrontare nella sua esperienza accademica?
“La cosa per me più bella dell’ambiente universitario è la sua funzione di equalizzatore sociale. L’università è un potente motore di mobilità sociale e uno dei sui ruoli fondamentali è di consentire ai giovani di realizzare le proprie potenzialità a prescindere dal loro contesto socio-economico. Nessuno dei miei genitori ha fatto l’università e la scelta del corso di laurea o la possibilità di intraprendere una carriera accademica non sono mai stati argomento di conversazione durante la mia adolescenza. La mancanza di punti di riferimento all’interno del mio ambito familiare è stata forse la sfida più grande che ho dovuto affrontare nella mia esperienza accademica, ma allo stesso tempo mi ha consentito di affrontare questo percorso con tanta libertà e una prospettiva fresca”.
Come vive il passaggio dalla New York University alla Drexel University?
“Sarò sempre grato alla New York University (NYU) per il ruolo fondamentale che ha giocato nella mia formazione e attraverso la mia carriera accademica. È alla NYU che ho ottenuto il mio dottorato in economia, ho insegnato per alcuni anni alla fine degli anni ’90, e sono poi tornato come Dean (preside, ndr) of Arts & Science dal 2019. È l’università che ha cambiato la traiettoria della mia vita professionale e che mi ha consentito di perseguire i miei obiettivi fino al sogno ora realizzato di diventare presidente di una prestigiosa università americana. La Drexel University è l’incarnazione di quei valori del mondo universitario che ho menzionato prima e nei quali credo così fortemente. Il suo ethos è di offrire opportunità ai giovani meritevoli a prescindere dalla loro disponibilità economica e sono molto onorato di essere stato scelto per guidare la Drexel University in questo nuovo capitolo della sua storia”.
Ha in programma collegamenti e rapporti con altre università italiane?
“In tutti gli incarichi che ho fin qui ricoperto in varie università americane ho sempre prestato attenzione alla possibilità di stabilire rapporti con università italiane sia per quanto riguarda l’insegnamento che la ricerca. Sarò di sicuro interessato a continuare questa tradizione alla Drexel University”.
Ci sono delle modalità di studio in Italia che le piacerebbe introdurre in America e viceversa?
“Una delle differenze principali tra il sistema universitario italiano e quello americano riguarda la flessibilità nel perseguire studi al di fuori delle discipline specifiche legate al particolare corso di laurea prescelto. Risulta più semplice in America rispetto all’Italia usufruire di opportunità interdisciplinari che consentano per esempio ad un laureando in filosofia di seguire corsi che riguardano le scienze o le tecnologie. L’altro lato della medaglia però è che in Italia rispetto all’America le specialità di laurea consentono un approfondimento maggiore all’interno delle discipline specifiche della specializzazione scelta. Credo che come in tante cose in medio stat virtus e entrambi i sistemi possono beneficiare l’uno dall’esperienza dall’altro. Una delle modalità di studio che contraddistingue la Drexel University e che credo potrebbe essere interessante da considerare in Italia è l’attenzione all’aspetto pratico del curricolo di studio o experiential learning che abbina un’esperienza professionale con un percorso di studi tradizionale”.
Cosa l’affascina dell’economia politica e come vive l’avvento dell’intelligenza artificiale?
“La cosa più affascinante per me dell’economia politica è che si fonda sul presupposto che il sistema economico e quello politico sono imprescindibili l’uno dall’altro e le forze economiche e quelle politiche interagiscono quotidianamente nel determinare la realtà in cui viviamo. Per quanto riguarda l’avvento dell’intelligenza artificiale, essendo io un ottimista per natura, credo che gli aspetti positivi eccedano quelli negativi. Ritengo che l’intelligenza artificiale rappresenti un’opportunità enorme per l’umanità con grandissime potenzialità che vanno dalla scoperta di nuovi materiali, al miglioramento della diagnostica in campo medico, all’innovazione delle modalità di insegnamento e di studio nel campo dell’istruzione”.
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