Attualità

Armani, stangata di 3,5 milioni: lavoro nero

Sfruttamento e turni massacranti nei laboratori gestiti da caporali cinesi: l'anno scorso una delle società fu posta sotto amministrazione giudiziaria

di Giorgio Brescia -


Stangata dell’Antitrust per Armani: dopo una vicenda emersa tra il 2024 e il 2025, le società Giorgio Armani spa e G.A. Operations spa sono state sanzionate dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per 3,5 milioni di euro “per pratiche commerciali scorrette e dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale considerate ingannevoli”.

Il lavoro nero, i clandestini nei laboratori che lavoravano per Armani

L’Antitrust ha contestato le dichiarazioni pubbliche del Gruppo riguardo l’artigianalità e la responsabilità etica del ciclo produttivo.

Secondo l’inchiesta, parte della produzione di accessori e abbigliamento veniva affidata tramite subappalti a laboratori gestiti da imprenditori cinesi tra Milano e Bergamo, dove furono accertate gravi irregolarità: sfruttamento del lavoro, impiego di manodopera nera o clandestina, turni massacranti (anche 14 ore al giorno), paghe di 2-3 euro all’ora, condizioni di sicurezza e igiene carenti, e lavoratori costretti a dormire nei capannoni.

La promozione di “eccellenza” e “artigianalità” nei prodotti risultava, quindi, fuorviante per i consumatori.

Le indagini

Le pratiche scorrette furono accertate tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 da ispezioni dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e della Guardia di Finanza in quattro stabilimenti tra le province di Milano e Bergamo.

L’indagine portò, nell’aprile 2024, alla decisione del Tribunale di Milano di porre per un anno sotto amministrazione giudiziaria la Giorgio Armani Operations spa, la società del Gruppo responsabile di progettazione e produzione di abbigliamento e accessori, per “inerzia colposa nella prevenzione del caporalato”.

L’indagine giudiziaria è stata condotta dalla Procura di Milano, con i pm Paolo Storari e Luisa Baima Bollone e supporto del Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri.

L’intervento amministrativo e il provvedimento di amministrazione giudiziaria sono stati emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano (giudici Paola Pendino, Maria Gaetana Rispoli, Giulia Cucciniello), con la nomina del commercialista Piero Antonio Capitini come amministratore giudiziario della società.

Sulla questione, il Gruppo ha sempre sostenuto di “aver adottato controlli e misure di prevenzione”, quelli che le indagini accertarono non erano stati efficacemente svolti.


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