Editoriale

Balle terrestri

di Tommaso Cerno -


Le balle spaziali arriveranno a breve, per ora la guerra lampo è il simbolo delle balle terrestri. Proprio come un lampo che cade sulla terra e mette tutto a fuoco, la guerra in Ucraina non poteva essere definita meglio. Non c’è un Grande della Terra, sempre che grande si possa ancora definire, che non sapeva che questo conflitto aveva la base sul pianeta e il vertice puntato su Kiev. E che sarebbe durato a lungo, per certi versi è appena cominciato. Porterà con sé un’abitudine alla morte che forse è anche più grave della morte stessa. Porterà con sé un’abitudine alle armi che le democrazie avevano finto di voler cancellare dalla loro storia, promettendo un futuro di sviluppo che è lontano dall’essere realtà.

Diamo la colpa a chi vogliamo, non conta nulla, se non per metterci a posto la coscienza, ma diciamoci chiaramente che le ragioni fondanti per cui finora abbiamo attuato le strategie di riarmo, di supporto armato al conflitto erano ufficialmente quelle di favorire un rallentamento di Putin e un tavolo di pace che avrebbe dovuto aprirsi già da molto tempo. Nella realtà sono emersi gli interessi profondi, finanziari e geopolitici, che stanno alla base di queste alleanze e che riguardano il futuro del pianeta e dei suoi padroni, in un duello a distanza fra Washington e Pechino che stanno pagando prima di tutto gli ucraini e con loro i Paesi che sono stati travolti dagli effetti di una guerra che stiamo combattendo tutti, anche se non si può dire.

Questo poteva essere detto il terzo giorno, quando i russi sembravano arrivati a Kiev e all’improvviso Zelenski è ricomparso, mostrando la strategia americana che era quella della vittoria finale, anche se nei primi mesi è stata trasferita dalla Nato come una resistenza. E invece ci troviamo a parlarne dopo cinquecento giorni. E possiamo tranquillamente dire che sono i primi 500 giorni. Il problema è che siccome ufficialmente la vittoria è sempre lì a portata di mano, perché questo ha scelto di dire la Commissione Europea ai Paesi membri, nessuna delle politiche in agenda per questo quinquennio da dimenticare è stata modificata in corsa, cosa che sarebbe stata necessaria di fronte alle mutate condizioni planetarie dovute a questo conflitto.

E se con il Covid eravamo riusciti a immaginare una via d’uscita finanziaria, che giustificava non solo il ruolo dell’Europa nella gestione complessiva della pandemia ma anche un suo ritrovato splendore nella guida politica e culturale dei 27, tutte cose che ancora non hanno trovato materialmente effetto nella vita quotidiana di milioni di cittadini a differenza della crisi economica seguita alla pandemia, con la guerra non ci abbiamo nemmeno provato. Perché la linea ufficiale è che non sta succedendo nulla e che tutto quello che stiamo facendo è dovuto. E’ l’unica strada. E’ il male minore.


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