Esteri

Battaglia del grano: Putin promette, Borrell accusa “Cibo come arma”

di Ernesto Ferrante -


La battaglia del grano: Putin rompe gli accordi e promette forniture scontate ai Paesi in via di sviluppo, ma l’Ue lancia l’allarme e Borrell: “Attenzione, Mosca usa il cibo come un’arma”.

Veti, bombe, telefonate, minacce, trattative, annunci, flebili speranze e cruda realtà. In Ucraina si sta combattendo una battaglia nella battaglia che vede le parti in lotta scontrarsi su un campo da cui dipende la vita e la morte di milioni di persone: quello agricolo. In uno scenario internazionale così instabile come quello attuale, l’insicurezza alimentare può spostare gli equilibri più di mitra, obici e missili.
Colpire la produzione e le infrastrutture nel luogo di origine, interrompendo e distruggendo anche a livello “diplomatico” le catene di approvvigionamento locali e regionali, facendo aumentare alle stelle i prezzi, è una vera e propria arma di guerra che viene utilizzata con l’obiettivo di privare il nemico del sostegno della popolazione e di qualche alleanza internazionale. Quando poi a fronteggiarsi sono grandi esportatori di cereali, è inevitabile che il grano diventi “oggetto del contendere”.

La battaglia del grano passa da Putin a Borrell

Circa cinquanta sono gli Stati che dipendono dalle esportazioni di Mosca e Kiev per più del 30% delle loro importazioni di grano. Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran acquistano più del 60% del proprio fabbisogno dalle parti belligeranti. Dalle forniture dipendono anche determinati legami “esterni”. Cosa, questa, che Putin, Zelensky e i loro alleati sanno bene.
La Russia offrirebbe grano a basso costo alle economie in via di sviluppo “per creare nuove dipendenze, aggravando le vulnerabilità economiche e l’insicurezza alimentare globale”. Lo sostiene l’Alto Rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, in una lettera indirizzata ai Paesi in via di sviluppo e a quelli del G20, visionata dalla Reuters. Borrell ha chiesto ai destinatari di parlare “con una voce chiara e unificata”, per spingere Mosca a tornare all’accordo sul grano. “Mentre il mondo si trova ad affrontare l’interruzione delle forniture e l’aumento dei prezzi, la Russia si avvicina ai Paesi vulnerabili con offerte bilaterali di spedizioni di grano a prezzi scontati, fingendo di risolvere un problema che ha creato lei stessa”, si legge nella missiva.
Secondo lo spagnolo, “si tratta di una politica cinica che usa deliberatamente il cibo come arma per creare nuove dipendenze, esacerbando le vulnerabilità economiche e l’insicurezza alimentare globale”.
Accuse rispedite al mittente dal Cremlino. “Non è assolutamente così”, ha ribattuto il portavoce ufficiale, Dmitri Peskov, sottolineando che “la Russia è sempre stata e rimane, pur con i problemi noti, un fornitore affidabile” che “adempie tutti i suoi obblighi”.
Il capo della diplomazia Ue teme le ricadute dell’astuta mossa fatta dal presidente russo Vladimir Putin al termine del vertice Russia-Africa, a San Pietroburgo, con l’annuncio a sorpresa dell’intenzione di fornire gratuitamente grano a chi si trova maggiormente in difficoltà “per motivi umanitari, in modo che non ci siano motivi per accusarci di essere colpevoli della difficile situazione dei paesi più poveri dell’Africa”.
“Inizieremo a consegnare 50.000 tonnellate entro 3-4 mesi”, ha garantito il leader russo, lanciando un pesante avvertimento: “Personaggi maligni provano a bloccare l’esportazione di grani e fertilizzanti russi, ma falliscono. La Russia va avanti”.
Parallelamente alle azioni politiche, proseguono anche quelle militari. I droni russi hanno colpito Izmail, il principale porto ucraino sul Danubio. Un’infrastruttura cruciale per le esportazioni ucraine dopo il blocco “putiniano” nel Mar Nero. Ingenti i danni. Decine di navi si sono dovute fermare prima dell’attracco ed è scattato l’allarme in Romania, membro della Nato, che si trova sulla sponda opposta del fiume. Fonti presidenziali hanno parlato di 37 Shahed-136 in azione.
Per il ministero delle infrastrutture dell’Ucraina, il raid è costato la perdita di 40mila tonnellate di grano erano dirette in Cina, Israele e Africa.
Pesantissima la conta dei danni causati dalle tempeste di fuoco degli ultimi giorni: 26 strutture portuali danneggiate e 180mila tonnellate di cereali in fumo.
Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan si è detto preoccupato per questa escalation. Erdogan, principale mediatore del precedente patto, ha chiesto al suo omologo russo di rientrare nell’intesa sull’export o quanto meno di non “alzare ulteriormente la tensione”.
Le autorità russe hanno fatto sapere di essere disponibili a rivalutare la posizione di rottura assunta “non appena l’Occidente adempirà effettivamente a tutti gli obblighi nei confronti della Russia”, vale a dire l’eliminazione delle restrizioni all’export dei suoi cereali e fertilizzanti.
Rabbiosa la reazione di Volodymyr Zelensky su Telegram: “I terroristi russi hanno nuovamente attaccato i porti, il grano e la sicurezza alimentare globale, si tratta di una minaccia per tutti in tutti i Continenti. La Russia può e deve essere fermata”.


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