Politica

Battilocchio: “Basta cittadini di serie B, nelle periferie c’è speranza”

di Giovanni Vasso -


“Abbiamo visto la speranza riaccendersi negli occhi di tanti cittadini perbene che sono scesi in piazza per salutarci”. Alessandro Battilocchio, presidente della Commissione parlamentare sulle periferie, racconta a L’Identità la visita di lunedì scorso, insieme a don Antonio Coluccia, nelle periferie romane e gli ambiziosi obiettivi che l’organismo parlamentare si pone a breve e a lungo termine.

Presidente Battilocchio, com’è andata la visita istituzionale nelle periferie romane?

Ho voluto iniziare, simbolicamente, da un luogo importante: la palestra della legalità di Ostia, la “Talento e tenacia”, che sorge su un bene confiscato alla criminalità organizzata e che rappresenta oggi un esempio importante di inclusione e di partecipazione. In questo contesto abbiamo voluto invitare don Antonio Coluccia, che ci ha raggiunti ad Ostia e che è stato con noi per l’avvio dei corsi riservati ai bambini del quartiere. Poi siamo andati con lui a Tor Bella Monaca e siamo stati sui luoghi in cui, qualche giorno fa, s’è consumato quel vile attentato ai suoi danni. Abbiamo incontrato i cittadini, le istituzioni locali. Lo abbiamo fatto per mandare un messaggio di presenza e di presidio del territorio. Per dimostrare, a chiunque, che lo Stato non si lascia intimidire e che, in termini di legalità e di sicurezza, non è disposto a cedere di un millimetro. È stato bello: c’erano tante persone che apertamente ci hanno voluto salutare. È stato un segnale di speranza e noi ce la dobbiamo mettere tutta.

Che clima ha trovato a Ostia e Tor Bella Monaca?

C’è tanta voglia di normalità. C’è voglia di vivere in condizioni di sicurezza accettabili, di avere un sistema di trasporti pubblici che sia all’altezza dei nostri tempi, di avere una sanità che funzioni, un sistema educativo che abbia strutture efficienti, spazi aggregativi in ambito sportivo e culturale. I temi che riguardano le periferie sono trasversali. Come commissione periferie provare a dare il nostro contributo e a far presente quelle che sono le istanze che raccogliamo nel corso della nostra attività. Il governo ha assunto un impegno solenne. Il tema, questo è certo, è al centro dell’agenda politica del Paese. Il nostro obiettivo, che poi è quello di tutti anche oltre i confini della maggioranza parlamentare, sarà quello di fare in modo che i 15 milioni di italiani che vivono nelle periferie non si sentano più cittadini di Serie B.

Il problema è complesso. E non riguarda solo una parte del Paese…

Come nota di metodo abbiamo deciso di partire con missioni esterne in tutte le città metropolitane italiane. Ma sappiamo bene che le periferie sono tante e sono dappertutto, abbiamo già avuto molte richieste da parte di realtà più piccole. Noi cercheremo di garantire il più possibile la nostra partecipazione al fianco dei territori. Il nostro compito sarà di trasformare il lavoro sul campo in proposte concrete. E ci poniamo l’obiettivo di approvarle durante il corso del mandato. Siamo nella fase iniziale della legislatura, abbiamo diversi anni di lavoro davanti ma abbiamo l’ambizione di portare avanti una serie di provvedimenti già in corso di legislatura. Il tema delle periferie si estende da Nord a Sud. È cambiato il concetto stesso di periferia. Si è evoluto. Sappiamo di molte aree, tecnicamente al “centro”, che vivono momenti di grande difficoltà.

Accanto ai lavori sul campo ci sono quelli istituzionali. A che punto siamo?

La costituzione della commissione è stata approvata dal Parlamento, all’unanimità, nel mese di marzo. Il lavoro è già iniziato. Abbiamo ascoltato, in audizione, il ministro dell’Interno Piantedosi, oggi (ieri ndr) ascolteremo Fitto, poi toccherà al ministro dello Sport Abodi. A ottobre sentiremo Salvini, Valditara e Calderone. Il lavoro è tanto e sarà portato avanti seguendo uno schema che prevede un’azione triplice: analisi e approfondimento dello stato attuale della situazione delle periferie, proposta concreta e presenza sul territorio. Ribadisco il concetto: l’Italia è un Paese in cui non possono esistere zone franche. La responsabilità di questa commissione sarà quella di onorare la speranza di tutti quei cittadini perbene, ripeto, che lunedì, a Tor Bella Monaca e a Ostia, abbiamo incontrato. La speranza è tornata a noi la responsabilità di onorarla.

Avete già un modello magari mutuato dall’esperienza straniera?

Ci sono esperienze di altri Paesi che vanno studiate e approfondite. Noi però partiremo dalle peculiarità dei territori. Al di là dei problemi comuni, ogni periferia ha le sue specificità. Lunedì siamo stati a Tor Bella Monaca e Ostia e i cittadini di queste due aree hanno esigenze talora differenti. Perché ogni territorio ha dinamiche sue. La via italiana, dunque, sarà legata alla valutazione delle esigenze di ogni area. Ripeto: noi abbiamo visto la speranza negli occhi di tante famiglie, vogliamo mettercela tutta per cambiare, in meglio, la vita di tante persone perbene.


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