Esteri

Biden insulta Putin, Il Cremlino avverte la Casa Bianca

di Ernesto Ferrante -


Dopo “macellaio” e “criminale di guerra”, “figlio di puttana”. Il presidente americano Joe Biden ha alzato il tiro delle accuse al suo omologo russo Vladimir Putin, scadendo nella volgarità, durante un evento pubblico di raccolta fondi in California. “Abbiamo un pazzo figlio di puttana come Putin e altri, e dobbiamo sempre preoccuparci di un conflitto nucleare, ma la minaccia esistenziale per l’umanità è il clima”, ha detto Biden nel corso dell’appuntamento di San Francisco.

Immediata e veemente la reazione russa. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito “vergognose e imbarazzanti per gli Stati Uniti” le espressioni usate dal presidente americano, sostenendo che con tali insulti il capo della Casa Bianca stia solo danneggiando se stesso e Washington. “L’uso di un linguaggio del genere da parte del presidente degli Stati Uniti contro il capo di un altro Stato difficilmente potrà offendere il nostro presidente, il presidente Putin, ma svilisce coloro che usano questo vocabolario”, ha aggiunto il portavoce. E ancora: “Probabilmente è una sorta di tentativo di sembrare un cowboy di Hollywood. Ma onestamente, non penso che sia possibile. Il signor Putin ha mai usato una parola volgare per rivolgersi nei suoi confronti? Questo non è mai successo. Pertanto, penso che tale vocabolario svilisca l’America stessa”.

Di Sleepy Joe e di Trump, suo principale rivale nella corsa alla presidenza, ha parlato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, in un’intervista ai media russi. Secondo Medvedev, l’anziano “dem” è “un vecchio inutile” ed è “lui, non il cambiamento climatico, la vera minaccia esistenziale” per l’umanità. Durissimo il suo affondo: “Biden è diventato folle ed è pronto a scatenare una guerra contro la Russia”. “Guardando l’attuale presidente e quello precedente, ho sempre la sensazione di guardare personaggi dei fumetti, in un certo senso, eroi che lanciano meme, formano meme e che sono la base per scherzi e per tutto ciò di cui Internet e i social network sono pieni”, ha concluso l’ex presidente russo.

L’attuale andamento dell’operazione militare speciale, permette a Mosca “di sperare in una vittoria nel 2024”, ha affermato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo. I nuovi aiuti americani promessi a Zelensky, non fanno paura: “Come la stragrande maggioranza dei nostri cittadini, spero nella vittoria dell’operazione militare speciale. E tutti i nostri sforzi sono mirati a realizzarla. Aspetto il ritorno di tutti i nostri difensori che partecipano a questa operazione. Che ci riusciamo o meno è una questione che sarà risolta quest’anno. Le tendenze che si sono formate sono buone”. Dmitry Medvedev ha rivelato quello che potrebbe essere il prossimo obiettivo: “L’esercito russo può raggiungere Kiev, poiché la minaccia viene da lì. Stiamo parlando di una città russa, che ora è controllata da una brigata internazionale di oppositori della Russia, guidata dagli Stati Uniti. Da qui nasce la minaccia all’esistenza del nostro Paese”.

Tutti i funzionari ucraini vengono ritenuti “burattini che non hanno né coscienza né paura per il futuro del loro Paese, e tutte le decisioni vengono prese all’estero e nel quartier generale della Nato”. Non esistono possibilità di intavolare un dialogo con le autorità attualmente al potere: “Le stesse élite che ora governano a Kiev devono andarsene. Alcuni saranno costretti ad andarsene”. Prima della capitale, “stiamo aspettando Odessa nella Federazione Russa, anche per la storia di questa città, per le persone che vi vivono e la lingua che parlano. Questa è una nostra città. Senza la sconfitta della cricca nazionalista e filofascista di Kiev è impossibile garantire il futuro della Russia, questo regime deve cadere, deve essere distrutto”.
Sprezzante la risposta a una domanda sulla morte di Navalny: “Non posso dire nulla di buono su Navalny, per cui non dirò nulla di cattivo”, perché “come si usa dire, di chi è morto o si dice qualcosa di positivo o non si dice niente”.
A completare le 24 ore più “nere” degli ultimi anni tra Usa e Russia, ci ha pensato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, intervenendo alla riunione plenaria dei ministri degli Esteri del G20 a Rio de Janeiro: “L’architettura di sicurezza strategica in Europa e i precedenti accordi tra Russia e Stati Uniti sul contenimento dei rischi militari sono stati quasi completamente distrutti”.


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