Carne coltivata: il futuro prende forma a Gerusalemme
Una rivoluzione che promette sostenibilità e sicurezza alimentare, anche se qualcuno storcerà il naso.
Dall’Università Ebraica di Gerusalemme arriva una scoperta rivoluzionaria che potrebbe cambiare il futuro dell’alimentazione. In collaborazione con la food-tech israeliana Believer Meats, i ricercatori hanno ottenuto cellule bovine capaci di dividersi all’infinito, senza modifiche genetiche e senza degenerazioni.
Lo studio, pubblicato su Nature Food, mostra come alcune cellule attivino spontaneamente meccanismi biologici che mantengono intatto il loro “orologio interno”. Grazie a enzimi come la telomerasi, queste linee cellulari possono replicarsi indefinitamente, aprendo la strada a una produzione di carne coltivata stabile e sicura.
Le conseguenze e le prospettive
Le implicazioni sono notevoli: le autorità europee, che chiedono prodotti non geneticamente modificati, potrebbero accelerare le approvazioni; i costi di produzione si ridurrebbero, rendendo più realistico il passaggio dall’esperimento al mercato; l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi verrebbe alleggerito, con meno emissioni e consumo di risorse naturali.
Israele si conferma leader mondiale nelle proteine alternative: già nel 2024 aveva autorizzato la vendita di carne coltivata, e ora rafforza la sua posizione con un risultato che avvicina questa tecnologia alle tavole di milioni di persone.
Tra speranza e resistenze
Non tutti applaudiranno: c’è chi storcerebbe il naso davanti all’idea di bistecche nate in bioreattore. Ma la portata della scoperta è paragonata dagli esperti alle grandi rivoluzioni alimentari del Novecento. Se industrializzata, la carne coltivata potrebbe ridurre la dipendenza dagli allevamenti tradizionali e offrire un’alternativa concreta contro il cambiamento climatico e l’insicurezza alimentare globale.
In sintesi, non è più fantascienza: la carne coltivata entra davvero nel futuro, tra speranza e inevitabili resistenze.
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