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Caso Minenna, Palamara: “Grillini vittima del loro giustizialismo”

di Edoardo Sirignano -

LUCA PALAMARA EX MAGISTRATO E PRESIDENTE ASSOCIAZIONE IL SISTEMA


di EDOARDO SIRIGNANO

“Mutato il contesto politico di riferimento, viene meno quella iniziale rete di protezione che forse aveva consentito di indirizzare queste vicende sul classico binario morto”. Così l’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara commenta l’arresto dell’ex direttore dell’Agenzia delle Dogane in merito all’inchiesta sui dispositivi anti Covid.

Possiamo dire che il caso Minenna apre il mascherina gate?

Come in tutte le vicende giudiziarie, penso che sia doveroso attendere la lettura di tutte le carte. E ciò al fine di meglio comprendere quelli che potranno essere gli sviluppi di questa inchiesta.

La verità sui soldi spesi durante la pandemia è venuta tutta a galla?

Mutato il contesto politico di riferimento, viene meno quella iniziale rete di protezione che forse aveva consentito di indirizzare queste vicende sul classico binario morto. Penso che ora tante altre verità potranno venire a galla.

Fare chiarezza interessa soprattutto ai cittadini…

Certamente! Mi riferisco a quelle persone, che hanno vissuto quel periodo nella totale incertezza di ciò che improvvisamente stava avvenendo. Non dimentichiamo mai che uno dei momenti più oscuri fu proprio quello legato al prezzo delle mascherine, inizialmente schizzato alle stelle e poi improvvisamente ribassato.

Minenna sembra essere amico di Grillo. Non è che quel giustizialismo che hanno sempre difeso i pentastellati, adesso, gli si ritorce contro?

Distinguerei le due vicende. Quella di Minenna attiene al piano giudiziario e come tale deve essere affrontata, nel rispetto di tutte le garanzie difensive. Quella del giustizialismo attiene, invece, ai rapporti tra politica e magistratura e per una sorta di nemesi si sta ora ritorcendo contro coloro i quali dopo le elezioni politiche del marzo 2018 ritenevano essere in qualche modo “immuni” da ogni iniziativa giudiziaria. Il mondo della magistratura è un mondo complesso e l’idea di una parte politica, in questo caso quella dei 5 Stelle, di poter maggiormente “flirtare” con la corrente della magistratura capeggiata da Piercamillo Davigo, come ha plasticamente evidenziato la vicenda dei verbali della Loggia Hungaria, si è rivelata alla fine un boomerang.

Perché?

Non dimentichiamo che molte delle riforme di Bonafede traevano ispirazione proprio da questo connubio e che alla fine anche l’iniziale battaglia dello stesso ministro e dei cinquestelle contro il correntismo e le logiche del sistema si è rivelata di corto respiro. Basti considerare che, oggi, secondo le logiche del sistema, Bonafede compone il consiglio di giustizia tributaria e due ex magistrati, Cafiero de Raho e Scarpinato, siedono al Senato tra le loro fila. Insomma, come dice Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “tutto cambia affinché nulla cambi”.

Esisteuna guerra all’interno della magistratura sul Coronavirus.  Il tribunale dei ministri, intanto, ha assolto l’ex premier Conte. Le sembra strano?

Non parlerei assolutamente di guerra, ma dicevo prima che la magistratura è un mondo complesso e l’autonomia, l’indipendenza che la contraddistingue comporta che ci siano tanti magistrati che in qualche modo non vogliono essere allineati a un unico pensiero. Tutto questo comporta che ci possano essere iniziative e decisioni divergenti tra di loro. Aspetterei ulteriori sviluppi per comprendere come potrà evolversi la vicenda.

 


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