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Attualità

Cirielli domina la scena mediatica. Meloni e i big del governo in campo per la rimonta

di Ivano Tolettini -


Edmondo Cirielli è oggi il nome più citato d’Italia. Non nei sondaggi elettorali, ma nei palinsesti radiofonici e televisivi: secondo i dati di Mediamonitor.it, il viceministro degli Esteri e candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Campania è davanti al rivale, ex presidente della Camera, Roberto Fico, esponente del Movimento 5 Stelle e candidato del campo largo. Il motivo c’è.

La Campania è l’unica delle tre regioni al voto dove la partita resta aperta

E il dato mediatico racconta bene l’intensità con cui il governo ha deciso di investirvi energie e volti. Tutti i big del centrodestra, da Giorgia Meloni a Guido Crosetto, da Matteo Salvini ad Antonio Tajani, hanno già fatto tappa a Napoli, Salerno o Avellino per sostenere Cirielli.

Una campagna elettorale non scontata

È lì che si gioca la rimonta: un test politico ad alto valore simbolico per la maggioranza, dopo le europee che avevano segnato un distacco netto del centrosinistra. Cirielli, da parte sua, ha costruito la propria campagna sull’immagine di uomo delle istituzioni e sulla promessa di “discontinuità nel segno dell’efficienza”. La sua popolarità televisiva è in parte un riflesso del ruolo di viceministro degli Esteri, ma anche di una strategia comunicativa aggressiva, coordinata dai vertici di FdI e mirata a rafforzare la percezione di una sfida reale, nonostante i sondaggi inizialmente sfavorevoli.

L’elettorato diffidenti

Fico conserva una base di elettorato urbano e un sostegno strutturato del Pd e del M5S, ma sconta una campagna definita dallo stesso Carlo Calenda “un’accozzaglia costruita per vincere senza poi governare”. La battuta del leader di Azione, appena Fico si siede sulla poltrona, De Luca lo fa sparire nella botola” , fotografa in modo efficace la diffidenza di una parte dell’elettorato verso un’alleanza di necessità più che di convinzione.

Dove punta il centrodestra

Ecco perché Il centrodestra punta sulla mobilitazione capillare: comizi nei capoluoghi, eventi nelle province, interviste coordinate per saturare i media. Sul piano nazionale anche Alberto Stefani, candidato leghista in Veneto e Gennaro Sangiuliano, ex ministro della Cultura e ora capolista di FdI in Campania, sono in testa alle citazioni nei palinsesti. Ma il vero motore dell’attenzione resta la sfida Cirielli-Fico.

E le altre regioni?

Le altre regioni appaiono scontate: in Veneto il centrodestra di Stefani è avanti di oltre 30 punti su Giovanni Manildo, e in Puglia Antonio Decaro del centrosinistra vola oltre l’imprenditore Luigi Lobuono. In Veneto, come tutti gli addetti ai lavori sanno, la curiosità è un’altra: Zaia farà il miracolo di riportare la Lega davanti a FdI?

Cosa dicono i sondagi?

I sondaggi parlano di un testa a testa, ma il vero banco di prova sarà quanto peserà ancora il “fattore Zaia” quando non è più in corsa in prima persona. Tornando alla Campania, c’è la possibilità che il successo (non facile) di Cirielli possa modificare ulteriormente l’equilibrio nel governo Meloni, rafforzando il peso di FdI nel Mezzogiorno.

Tutto può accadere

La sfida è aperta, ma il vero fattore decisivo sarà l’affluenza. Tutti i leader lo sanno, e infatti la parola d’ordine è “portare la gente al voto”. Il centrodestra sogna una rimonta come quella di Acquaroli nelle Marche, il centrosinistra teme l’astensione record. Intanto, Cirielli vince la battaglia mediatica. Da capire se saprà trasformare il primato in consenso nelle urne.


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