Colpito (per la terza volta) il ponte di Crimea: si allontana la pace in Ucraina
I servizi di sicurezza ucraini hanno colpito per la terza volta dall’inizio della guerra il ponte di Crimea. Stando all’ufficio stampa dell’Sbu, la preparazione dell’operazione sarebbe durata “diversi mesi”. Inizialmente alcuni agenti avrebbero minato i pilastri e la scorsa notte alle ore 4.44 sarebbe stato attivato il primo ordigno esplosivo. L’esplosione avrebbe danneggiato gravemente i supporti subacquei dei piloni al livello inferiore. Sarebbero stati utilizzati 1.100 kg di esplosivo.
“Nessuna struttura russa illegale ha posto sul territorio del nostro Stato. Pertanto, il Ponte di Crimea è un obiettivo assolutamente legittimo, soprattutto considerando che il nemico lo ha usato come arteria logistica per rifornire le sue truppe”, ha osservato il capo dell’Sbu, tenente generale Vasyl Malyuk, che ha supervisionato personalmente le attività.
L’accordo per il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina si allontana ulteriormente dopo il secondo round di negoziati a Istanbul. Se si esclude l’intesa per quello che è stato definito “il più grande scambio di prigionieri” dall’inizio del conflitto, con il rilascio dei militari gravemente feriti e malati e di quelli sotto i 25 anni di età, l’incontro ha prodotto poco o nulla.
Le posizioni di Mosca e Kiev continuano ad essere distanti anche per effetto dell’ondata di attacchi ucraini in territorio russo. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev dopo il massiccio raid ucraino con droni in Siberia, ha avvertito che “la ritorsione sarà inevitabile”. I russi sono convinti dell’assistenza inglese.
Per fermare le ostilità, la Russia pretende come condizione che l’Ucraina ritiri le sue forze dalle quattro regioni annesse a settembre del 2022, cioè Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. In alternativa, vuole l’interruzione dei suoi sforzi di mobilitazione e il “congelamento” della consegna di armi occidentali. Nel memorandum russo consegnato alla squadra negoziale ucraina, si propone inoltre che Zelensky ponga fine alla legge marziale e indica nuove elezioni. Solo dopo si potrebbe firmare un trattato di pace, che secondo i russi dovrebbe comunque vedere l’Ucraina dichiarare il proprio status di neutralità, abbandonare la sua richiesta di adesione alla Nato, fissare limiti alle dimensioni delle sue forze armate e riconoscere il russo come lingua ufficiale alla pari dell’ucraino.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto appello a Donald Trump perché adotti sanzioni contro la Russia per “costringerla” a cessare i combattimenti. Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, si recherà a breve negli Stati Uniti, ha riferito al Kyiv Independent una fonte.
La versione dei fatti fornita dalla Sbu è stata contestata da alcuni blogger militari russi. Sul canale Telegram “Rybar” si legge che gli ucraini hanno preso di mira l’infrastruttura con almeno un drone sottomarino che è esploso vicino a uno dei piloni, il quale però non è stato danneggiato grazie alle barriere di protezione.
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