Crisi Israele-Iran: la mesta litania di Netanyahu e il doppio standard del G7
Il premier israeliano insiste con il cambio di regime a Teheran
Tre soccorritori della Mezzaluna Rossa iraniana sono stati uccisi a Teheran da un attacco israeliano mentre stavano lavorando. A denunciarlo è stata l’organizzazione. “Questo incidente non è solo un crimine contro il diritto internazionale umanitario, ma anche un chiaro attacco all’umanità e alla moralità”, ha affermato la Mezzaluna Rossa, aggiungendo che i suoi tre dipendenti stavano assistendo i feriti nel quartiere di Shahid Bagheri, nel nord-ovest della capitale dell’Iran.
Le parole già dette di Netanyahu
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un appello diretto al “bravo popolo iraniano” affinché si opponga alla “tirannia radicale” degli ayatollah. “Una luce è stata accesa, portatela verso la libertà”, ha detto Netanyahu in un’intervista di 13 minuti al canale londinese “Iran International”, riproponendo termini e schemi cari a chi negli anni ha seminato morte e distruzione con l’alibi di esportare la “democrazia” a suon di missili e bombe. “Non siete nostri nemici. Non siamo noi i vostri nemici. Abbiamo un nemico comune e lo stiamo combattendo con fermezza, e credo che presto avrete l’opportunità di essere liberi”, ha proseguito Netanyahu.
“Questo è il male contro il bene, ed è ora che le persone buone si schierino con i buoni le brave persone dell’Iran e le brave persone di tutto il mondo contro questa follia imposta a tutti noi da questa tirannia radicale. So che l’Iran può tornare grande. Era una grande civiltà e questa violenza teologica che ha rapito il vostro Paese non durerà a lungo. Una luce è stata accesa, portatela verso la libertà. Dipende dal popolo iraniano”, ha concluso il leader di Israele, contestato a più riprese nel suo Paese da fasce consistenti della società israeliana per l’utilizzo di metodi non esattamente democratici.
La risposta dell’Iran
Nuova ondata notturna di missili da parte della Repubblica islamica dell’Iran. “Abbiamo preso di mira la base da cui è partito l’attacco all’edificio dell’Irib”, la televisione di Stato iraniana colpita dallo Stato ebraico. Lo ha fatto sapere la Guardia rivoluzionaria iraniana.
Il ministro degli Esteri iraniano e capo negoziatore per il nucleare Abbas Araghchi ha affermato che gli attacchi israeliani “infliggono un duro colpo” alla diplomazia, nel corso di una chiamata con i suoi omologhi francese, britannico e tedesco e con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea.
“L’aggressione israeliana contro l’Iran nel mezzo dei negoziati [nucleari] con gli Stati Uniti è un duro colpo per la diplomazia”, ha rimarcato Abbas Araghchi durante la chiamata, riportata dal suo ministero, con i Ministri degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, britannico David Lammy, tedesco Johann Wadephul e europeo Kaja Kallas. Parigi, Londra, Berlino e l’Ue sono membri, insieme a Cina e Russia, di un accordo sul nucleare concluso nel 2015, dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente.
Il G7 e la condanna unilaterale
La dichiarazione dei leader del G7 sulla situazione in Medio Oriente, sottoscritta anche dal presidente americano Donald Trump, rispetta la logica del doppio standard. “Noi, leader del G7, ribadiamo il nostro impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente”, si legge nel documento, in cui i capi di Stato e di governo dei 7 Paesi chiedono una “de-escalation” nella regione.
“In questo contesto, affermiamo che Israele ha il diritto di difendersi. Ribadiamo il nostro sostegno alla sicurezza di Israele. Affermiamo inoltre l’importanza della protezione dei civili. L’Iran è la principale fonte di instabilità e terrore nella regione”, hanno scritto i leader, omettendo di specificare chi è che ha aggredito chi, dando inizio all’escalation militare.
Passaggio finale sui mercati, che potrebbero riservare altre sorprese amare: “Siamo sempre stati chiari sul fatto che l’Iran non potrà mai possedere un’arma nucleare. Esortiamo affinché la risoluzione della crisi iraniana porti a una più ampia de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, compreso un cessate il fuoco a Gaza. Resteremo vigili sulle implicazioni per i mercati energetici internazionali e saremo pronti a coordinarci, anche con partner che condividono gli stessi ideali, per salvaguardare la stabilità del mercato”.
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