Da gennaio la scure dei super dazi Usa per la pasta italiana
Alla Farnesina riunioni su riunioni ma Washington non rivede le cifre
Gli Usa stringono la loro morsa sulla pasta italiana, da gennaio la scure dei super dazi. Una vicenda iniziata più di un anno fa, quando alcuni produttori statunitensi hanno accusato i pastifici italiani di vendere a prezzi troppo bassi.
La pasta italiana a rischio negli Usa
Da lì, il via di un procedimento formale del Dipartimento del Commercio. Numeri, schede, controlli sui listini. Nei documenti preliminari, due noti marchi: La Molisana e Pasta Garofalo. Dopo i primi calcoli, da Washington l’ipotesi di un dazio aggiuntivo vicino al 92%, da sommare al 15% già in vigore a partire dal prossimo gennaio.
Significa raddoppiare il prezzo sullo scaffale, rendere la pasta italiana meno visibile nei supermercati americani. Significa aprire la porta a concorrenti locali o a importatori di altri Paesi.
Il valore dell’export
Il colpo non riguarda una nicchia. Ogni anno gli Usa acquistano tra i 600 e i 700 milioni di euro di pasta italiana. È il primo mercato extra europeo per il settore. Dentro, contratti logistici, catene di distribuzione, marchi riconosciuti, piani di marketing e rapporti commerciali finora coltivati con cura.
Una crescita lenta, che oggi rischia un taglio netto. Il governo italiano ha reagito con la diplomazia economica.
La task force Dazi
Quindi la Farnesina ha creato una task force Dazi. Un tavolo che riunisce Esteri, Agricoltura, Ambasciata italiana a Washington, Ice, Sace, Simest, associazioni di categoria. Il gruppo raccoglie informazioni, offre assistenza tecnica, parla con Bruxelles, sollecita interlocuzioni con gli Stati Uniti e la Commissione Europea. Eppure, la trattativa non decolla.
Le riunioni si susseguono. Il 6 ottobre la task force si è seduta al tavolo per la sesta volta. Ha fatto il punto, ha analizzato scenari. Ma la scena resta immobile. Washington non rivede le cifre. Roma non ottiene aperture. Bruxelles, forse, attende un varco.
La denuncia dei Pastai Italiani
Il cuore dell’export italiano resta in sospensione. Margherita Mastromauro, da cinque anni alla guida dell’azienda di famiglia, il Pastificio Riscossa, e da due anni vertice dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food, ha condiviso con Mondo Agricolo le sue preoccupazioni per il rischio che corre il secondo mercato mondiale di esportazione di pasta per il nostro Paese.
“L’impatto potenziale – dice – non riguarderebbe solo alcune aziende, ma l’intero sistema Paese“. Il pericolo, “una perdita di volumi, di quote di mercato e una minore presenza del Made in Italy “. Difficile, non strategica e non immediata, per lei, ogni ipotesi di produrre negli Usa o diversificare l’export.
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