Esteri

Dagli hot dog in strada alla rivolta Wagner, chi è Evgenij Prigozhin

di Cristiana Flaminio -


Da venditore di hot dog per le strade di San Pietroburgo, fino a cuoco personale di Putin. Poi la parabola personale di Evgenij Prigozhin avrebbe preso un’altra piega: dal fuoco dei fornelli a quello della battaglia. La leggenda attorno al capo della Wagner racconta la storia di un uomo risoluto e determinato, convinto ad andare fino in fondo.

Evgenij Prigozhin ha nove anni meno di Putin, anche lui è nato a San Pietroburgo quando ancora si chiamava Leningrado, nel 1961. Figlio di un’infermeria, Prigozhin ha avuto una gioventù turbolenta caratterizzata dalla perdita del padre da ragazzino. Finì in carcere, a scontare una condanna a 13 anni. Uscì nel ’90 quando ormai l’Urss era in dissoluzione e si affacciava una nuova era. Ripartì da un carrettino di hot dog sulle strade di San Pietroburgo. Cinque anni dopo, da azionista di una catena di supermercati, decise di rimettersi in gioco fondando un ristorante esclusivo a Vasilievskij, l’Olds Custom House affidato alla direzione dello chef britannico Tony Gear. Il locale fu il trampolino di lancio. Perché gli consentì di intessere relazioni importanti, ad altissimi livelli. Tutti passavano da lui. E, chiaramente, non poteva non farlo il suo più illustre concittadino, Vladimir Putin. Che, intanto, aveva preso il potere in Russia.

Il rapporto tra lo Zar e quello che divenne, in breve, il suo “cuoco” era stato fortissimo. Riuscì ad avere numerosissimi appalti di fornitura di catering e servizi, soprattutto nell’ambito scolastico. A Mosca, per esempio, per il tramite della sua holding, la Concord. Fu la svolta. Quel ragazzo turbolento che era finito in prigione e aveva affidato a un carretto di hot dog il suo riscatto ce l’aveva fatta. E perciò Prigozhin si riferiva a Putin chiamandolo “papà”. Che poi non è così strano, basta aver letto almeno un autore russo per rendersi conto che dare del batjushka a qualcuno, specialmente se nei suoi confronti si avverte un senso di gratitudine e rispetto, non è così inusuale. Poi Prigozhin ha raccolto tra i suoi affari quello forse più redditizio, cioè Wagner. Fungendo da braccio armato in ogni scenario utile, dalla Siria all’Africa. In perfetta armonia con il Cremlino.

Fino a oggi. Prigozhin non ha attaccato frontalmente Putin ma i suoi ministri e generali. Così come sta facendo da mesi. Destò scalpore un video, direttamente da Bakhmut, tra i corpi senza vita dei combattenti Wagner, in cui accusò l’esercito di lasciare senza munizioni i suoi e di mandarli al macello. Lo scontro, adesso, è senza ritorno.


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