Del Vecchio fa shopping nell’editoria con Il Giornale e Qn
Leonardo Maria Del Vecchio prende (una quota de) Il Giornale e punta al Qn. Ha deciso di lanciarsi nel business dell’editoria. E lo ha fatto scatenandosi, in un giorno solo, portando a segno due colpi. Anzi, uno e mezzo. Il primo: ha acquisito il trenta per cento de Il Giornale, quindi ha annunciato di aver ottenuto l’esclusiva per acquisire la quota di maggioranza di “un gruppo editoriale italiano attivo su quotidiani e piattaforme digitali a diffusione nazionale e locale”. Si tratta del Quotidiano Nazionale, edito dal gruppo Monrif, che conta ben tre testate, tutte ottimamente radicate nel Centro e nel Nord del Paese: Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino.
Del Vecchio e l’editoria: Il Giornale e Qn
L’iniziativa del giovane imprenditore, rampollo di una delle famiglie più rilevanti del panorama economico e finanziario del Paese, non sembra essere per niente estemporanea. Anzi. Lui stesso, annunciando l’ingresso nella compagine editoriale del quotidiano fondato da Indro Montanelli, ha spiegato di essere entrato nell’editoria per restarci. L’obiettivo di Lmdv Capital, società di cui Del Vecchio è presidente, sarà quello di delineare “il primo perimetro del polo editoriale italiano che Leonardo Maria Del Vecchio intende sviluppare come base del proprio futuro piano industriale nei media”. Oltre a tutto il solito armamentario digitale e tech, la visione di Del Vecchio contempla un utilizzo responsabile dell’intelligenza artificiale e la valorizzazione del ruolo dei giornalisti.
Il decalogo di Lmdv
Un elenco, quello snocciolato da Lmdv, che contempla la valorizzazione dei brand storici della stampa italiana. E poi l’accelerazione della trasformazione digitale tramite siti, app, podcast, video, prodotti premium e modelli di abbonamento. Quindi l’utilizzo responsabile di dati e intelligenza artificiale “a supporto del lavoro delle redazioni, senza sostituire il ruolo, l’indipendenza e il valore dei giornalisti né ridurre la centralità delle scelte editoriali”. Infine l’investimento su “risorse professionali, persone che operano all’interno della struttura editoriale. Che “rappresentano il capitale umano su cui si fondano crescita, credibilità e identità del gruppo”. Sembra, quasi, una risposta a Elkann. Un messaggio a Repubblica (e la Stampa), per cui Del Vecchio, nelle scorse settimane, avrebbe offerto 140 milioni di euro. Ottenendo in cambio, dal presidente di Exor e Stellantis, un roboante “no”.
Una stilettata (velata) a John Elkann
Del Vecchio parla quasi come se volesse farsi rimpiangere, con un’idea che sembra politica prima ancora che economica del suo impegno in un settore centrale per le sorti della democrazia, e del pluralismo, come è appunto l’editoria: “Questo investimento, al fianco della famiglia Angelucci, rappresenta un passo concreto nel percorso che ho delineato nei mesi scorsi: rafforzare l’editoria italiana con capitale italiano, paziente e industriale. Non possiamo accettare che il futuro dell’informazione venga deciso esclusivamente dagli algoritmi o da piattaforme che non investono nel lavoro giornalistico. L’obiettivo di chi oggi ha la possibilità di investire è esattamente l’opposto: mettere risorse e competenze al servizio di redazioni libere, capaci di parlare alle nuove generazioni senza rinunciare alla qualità”.
La trattativa con il capo della Fieg
Elkann è servito. E pure i greci. Che, intanto, continuano a sbracciarci, mandando avanti le fonti a rassicurare tutti, giornalisti e politica, sul fatto che a Repubblica e alla Stampa non cambierà la linea editoriale né verranno portati avanti piani di razionalizzazione lacrime e sangue. Attualmente, Del Vecchio (in attesa di capire come andranno le trattative con Andrea Riffeser Monti, proprietario del Qn nonché presidente della Fieg, la federazione italiana degli editori di giornali) affiancherà la famiglia Angelucci ne Il Giornale. L’accordo, difatti, è arrivato proprio con Tosinvest, la società vicina a Giampaolo Angelucci. La presenza dei Berlusconi nella società è limitata al 5% del capitale sociale detenuto da Paolo, fratello di Silvio. L’impegno nell’editoria per Del Vecchio lo avvicina, in un certo senso, ancora di più a Caltagirone che, da anni, è editore de Il Messaggero e del Mattino di Napoli. Dal risiko bancario al risiko dell’editoria: le mosse delle due grandi famiglie dell’economia italiana si assomigliano sempre di più.
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