Politica

Divisi su tutto

di Ivano Tolettini -

ERIKA STEFANI SENATRICE POLITICO


“Il Sud non deve temere l’autonomia differenziata. Io la vedo come una straordinaria occasione di crescita. Una delle questioni cruciali, e lo sappiamo bene, è che l’Italia non sa spendere bene tutti i soldi messi a disposizione dall’Europa. Non solo, il Meridione se guardo agli stanziamenti ha sempre potuto contare su molti miliardi di euro che non sapeva spendere. E molti progetti non decollavano. Questo è il vero problema, che è datato. La domanda allora è se vale lo stanziamento delle risorse oppure la capacità di spesa. L’autonomia differenziata, come credo, saprà far fare un salto di qualità a tutte le aree del Paese in un ottica solidaristica, più che spaccare la Penisola e aumentare le differenze”. La senatrice Erika Stefani (nella foto), ministra della Lega per gli Affari Regionali e le Autonomie nel governo Conte I la materia la conosce bene e analizza la questione con spirito critico, nel senso kantiano. Il suo partito non è un caso l’abbia indicata in sostituzione permanente nella Prima Commissione Affari Costituzionali, nonostante faccia parte della Commissione Giustizia, quando si tratterà il tema dell’autonomia.
Senatrice, l’opposizione di centrosinistra vi attacca sostenendo che il Nord, e in particolare voi leghisti, vuole scavare un fossato con il Sud.
Sono ragionamenti che amareggiano, perché l’obiettivo è proprio l’opposto. Noi crediamo in un’Italia più forte e solidale nello spirito della Costituzione.
Partiamo dalle criticità della legge approvata dal Consiglio dei ministri il 15 marzo.
Non ce ne sono, la questione è solo ideologica.
È sicura?
Il testo legislativa è molto equilibrato, se poi qualcuno vuole porre il divieto su alcune precise materie di essere oggetto di autonomia è un aspetto diverso. Ma su questo non c’è alcuna chiusura. Il ministro Calderoli venerdì sarà a Vibo Valentia per incontrerà i segretari-commissari delle regioni del Sud e il partito calabrese per approfondire le questioni sull’autonomia. Sono più che convinta che formazione e conoscenza consentiranno di far comprendere come costruire e applicare lo strumento autonomista per rilanciare anche il Mezzogiorno”.
Il modello del finanziamento previsto dalla delega è basato sulla compartecipazione.
Dobbiamo essere chiari. Il finanziamento dell’autonomia si può fare solo ed esclusivamente attraverso i fabbisogni standard, i costi standard e la compartecipazione al gettito, perché viene superato il criterio della spesa storica. Ci sarà adesso la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni.
Su questo tema il ministro ha incaricato il comitato presieduto da Sabino Cassese e composta da 61 esperti per garantire i diritti di tutti.
I nomi degli esperti indicati di diversa estrazione scientifica e di diverso orientamento culturale garantiscono tutti gli orientamenti e sono di assoluta garanzia. La Lega e la maggioranza, con in testa la premier Meloni, affrontano con serietà questa sfida per migliorare tutto il Paese.
Entriamo un po’ nel tecnico, senatrice Stefani, e parliamo di gettito per finanziare la riforma. Come lo immagina?
Ci sarà un modello di compartecipazione. Ci sarà il gettito dell’Irpef e lo Stato fisserà per una certa funzione un costo. Oggi ad esempio lo Stato eroga 100 per finanziare le proprie competenze. Nel momento in cui quest’ultima non è più concorrente, ma esclusiva della Regione, la compartecipazione al gettito viene erogata ad essa in base al fabbisogno standard. Se la Regione è più efficiente e risparmia nell’erogare il servizio la differenza la trattiene per altri servizi. Qualcuno l’ha definito un extra-gettito, però se quest’ultimo è ritornato allo Stato si disincentiva il miglioramento. Ricordo che l’extra-gettito c’è già con la coesione.
E se una Regione va in difficoltà?
C’è il fondo di perequazione contro le disparità in base al principio di sussidiarietà.
Se le cose stanno così, e tutti sono garantiti, perché tanti politici del Sud sono contrari?
Perché il mantra perlopiù è stato “abbiamo bisogno di soldi”, “siamo maltrattati” poi lo Stato stanziava i fondi, ma le opere non venivano costruite o i soldi erano sperperati, intanto certa politica aveva l’alibi per attaccare lo Stato accusandolo dell’incapacità che invece era propria.
Con il Pnrr si vede che non si spendono i soldi.
Appunto.
Ma non è che principalmente sia un’incapacità dell’apparato burocratico che ha limiti di competenze professionali?
In parte, ma ci vedo un limite della politica locale. Come dice Calderoli, l’autonomia servirà per stimolare anche il Sud che teme una contrazione degli stanziamenti, dimenticando che per quanti soldi adesso riceva non ha la capacità di spesa. I colleghi meridionali, che stimo molto, di destra e sinistra, devono confrontarsi con questo problema. Il Pnrr lo sta mettendo in luce, l’Italia si è presa un rischio molto elevato.

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