Economia

Pil a +0,6%: la domanda interna dell’Italia regge i dazi (per ora)

di Giovanni Vasso -


Le famiglie e le imprese italiane rimangono la vera ricchezza del Paese: ancora una volta sarà la domanda interna a sostenere la crescita del Pil che, secondo l’Istat, nel 2025, si stabilizzerà allo 0,6% con la prospettiva di salire dello 0,8% nel 2026. Numeri che non sono propriamente esaltanti ma che risentono dell’incertezza scatenata sui mercati dai dazi americani che bloccano, del resto, anche gli investimenti e la propensione ai consumi. Tutta la crescita sarà interamente sostenuta, secondo l’analisi dell’Istat, dalla domanda interna (+0,8 e +0,9 nel biennio grazie all’aumento dell’occupazione più veloce della crescita del Pil al +1,1% quest’anno e al +1,2% per il prossimo con la disoccupazione che nel 2026 scenderà sotto il 6%) a fronte di un arretramento di quella estera (-0,2 e -0,1). C’è da considerare un però di dimensioni imponenti come i dazi di Trump: la spinta si avvertirà dal secondo semestre in poi, portando le imprese a investire di meno e le famiglie a risparmiare di più. Non è un quadro idilliaco, certo, ma poteva andare molto peggio. Come, per esempio, andrà alla Germania che secondo la Bundesbank è inchiodata nel 2025 alla crescita zero. O come alla Francia che ieri ha scoperto un calo dell’1,4% della sua produzione industriale. Il campanilismo, però, non può rappresentare la chiave di lettura migliore. Anzi. Per le imprese italiane le notizie che arrivano dall’estero non sono per nulla positive considerati i rapporti, fortissimi, tra i sistemi produttivi dei Paesi Ue. Eurostat, ieri, ha affermato che il Pil continentale può salire dell’1,5% quest’anno e che è aumentato dello 0,6% nel primo trimestre. La performance migliore quella dell’Irlanda (+9,7%) ma questa non è una notizia positiva fino in fondo.


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