Dopo le bombe, gli Stati Uniti parlano di dialogo possibile con l’Iran. L’Ucraina approva l’attacco
Per la Russia “la decisione irresponsabile di colpire il territorio di uno Stato sovrano, rappresenta una palese violazione del diritto internazionale”
Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha preso parte a una manifestazione di protesta a Teheran dopo i raid degli Stati Uniti contro i siti nucleari di Fordow, Natanz, e Isfahan. Le immagini sono state diffuse dalla tv di Stato iraniana. “Vendetta”, hanno intonato i manifestanti radunati a piazza Enghelab.
Secondo Pezeshkian, le forze statunitensi sono entrate in azione dopo “aver constatato l’impotenza di Israele”. Il presidente ha aggiunto che “la nazione iraniana ha più volte dimostrato di non risparmiare sforzi per difendere le acque e il suolo di questa terra”.
Teheran non arretra
L’Iran è pronto alla difesa “con tutti i mezzi necessari”, si legge in una dichiarazione diffusa via X dal portavoce della diplomazia iraniana, Esmaeil Baqaei. Nel testo si accusa l’Amministrazione Trump di aver “collaborato con un criminale di guerra e un guerrafondaio genocida per scatenare un’ingiusta guerra di aggressione”.
Le autorità iraniane denunciano “una violazione palese dei principi fondamentali del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e del Trattato di non proliferazione nucleare” e parlano di “atto di aggressione inaccettabile, perpetrato da uno Stato dotato di armi nucleari”, che è “anche membro del Consiglio di Sicurezza Onu, contro un Paese che non è dotato di armi nucleari”.
La Repubblica islamica dell’Iran “è fermamente determinata a difendere con tutti i mezzi necessari la sua sicurezza nazionale, integrità territoriale, sicurezza nazionale e la sua popolazione, nell’esercizio del suo diritto intrinseco all’autodifesa in base all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e ai diritti previsti dal Tnp”.
La diplomazia esplosiva di Washington
L’operazione denominata “Martello di mezzanotte” ha coinvolto sette bombardieri B-2, con 14 bombe GBU sganciate, e sottomarini che hanno lanciato missili Tomahawk.
Nel corso di una breve intervista a Nbc News, il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance, ha escluso qualsiasi intenzione di inviare truppe di terra in Iran, ribadendo la posizione della Casa Bianca. “Non abbiamo alcun interesse a mettere ‘boots on the ground”, ha sottolineato Vance, spiegando che l’intervento è stato motivato dalle conclusioni dell’intelligence statunitense.
Tuttavia, ha proseguito il numero due degli Usa, “vogliamo parlare con l’Iran di una soluzione a lungo termine. “Ora lavoreremo per smantellare in modo permanente il programma nucleare iraniano nei prossimi anni. Non temo che questo si trasformi in un conflitto prolungato”, ha concluso il vice del tycoon.
La questione del cambio di regime in Iran
Le bombe della notte scorsa erano per “compromettere” e “distruggere” le capacità nucleari dell’Iran, ha spiegato il segretario alla Difesa Usa, Pete Hegseth, in un briefing al Pentagono. Hegseth ha quindi parlato di “leadership coraggiosa e visionaria” di Donald Trump, elogiando il “suo impegno per la pace attraverso la forza”. Quanto accaduto, non mira al “al regime change” nella Repubblica islamica dell’Iran, ha assicurato, il segretario alla Difesa Usa.
All’indomani delle bombe contro siti nucleari in Iran, il segretario di Stato Marco Rubio ha invitato gli iraniani ad aprire un dialogo diretto gli Stati Uniti. Intervistato da Fox News, il capo della diplomazia americana ha assicurato: “Siamo pronti a parlare con loro anche domani”.
Rubio ha ribadito la disponibilità degli Stati Uniti a permettere all’Iran un programma nucleare civile, ma senza arricchimento dell’uranio: “Il regime iraniano dovrebbe svegliarsi e dire: ‘Va bene, se vogliamo davvero l’energia nucleare nel nostro Paese, c’è un modo per farlo’. L’offerta è ancora valida”.
Poi un avvertimento: “Se il regime degli Ayatollah dovesse reagire, sarebbe il più grave errore che abbiano mai commesso. Possiamo volare dentro e fuori dall’Iran a piacimento. Non sapevano nemmeno cosa fosse successo. Quando ce ne siamo andati, gli aerei erano già fuori dal loro spazio aereo prima che si rendessero conto di essere stati colpiti”.
“Il cambio di regime non è certamente l’obiettivo di quello che stiamo facendo qui”, ha concluso Marco Rubio, lanciato un monito sulla rete di proxy sostenuti da Teheran: “L’amministrazione Trump ha chiarito che, se uno di questi proxy attacca l’America, non ci limiteremo a colpire i proxy: riterremo responsabile anche l’Iran. Sappiamo chi c’è dietro di loro. L’Iran sarà ritenuto responsabile delle azioni di questi gruppi”.
La presa di posizione della Russia
Mosca ha condannato “con la massima decisione gli attacchi sferrati all’alba del 22 giugno dagli Stati Uniti contro una serie di impianti nucleari in Iran, compiuti a seguito delle aggressioni israeliane alla Repubblica Islamica. La decisione irresponsabile di colpire con missili e bombe il territorio di uno Stato sovrano, qualunque sia la giustificazione fornita, rappresenta una palese violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza”.
Il ministero degli Esteri russo ha espresso forte preoccupazione per le possibili conseguenze degli attacchi americani contro l’Iran, evidenziando la necessità di una risposta urgente da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Per i russi, “le conseguenze dell’azione americana, incluse quelle radiologiche, devono ancora essere pienamente valutate, ma è già evidente che si è aperta una pericolosa fase di escalation, con gravi rischi per la sicurezza regionale e globale”.
Il ministero ha quindi sollecitato una “reazione chiara, professionale e non ambigua” da parte della direzione dell’Aiea, chiedendo che il direttore generale presenti “un rapporto obiettivo” da discutere in una sessione straordinaria dell’Agenzia “da convocarsi al più presto”.
La Russia ha infine invitato il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ad agire prontamente: “Deve essere respinta collettivamente la linea di confronto promossa da Stati Uniti e Israele”. Rinnovato l’appello a interrompere l’aggressione e “intensificare gli sforzi per riportare la situazione su binari politico-diplomatici”.
Particolare preoccupazione per “i danni arrecati al regime globale di non proliferazione nucleare, fondato sul Trattato di non proliferazione (Tnp)”, dopo che è stato “inferto un colpo gravissimo all’autorità del Tnp e al sistema di verifica e monitoraggio dell’Aiea che ne costituisce il pilastro operativo”.
Kiev legittima le bombe americane
L’Ucraina ha manifestato il suo sostegno agli attacchi di Stati Uniti e Israele contro l’Iran e alla violazione della sua integrità territoriale, definendoli giustificati per impedirgli di sviluppare armi nucleari. Lo si apprende da una nota ufficiale del ministero degli Esteri ucraino. Kiev “è convinta che il programma nucleare iraniano debba essere fermato in modo che non rappresenti mai più una minaccia per i Paesi del Medio Oriente o per qualsiasi altro Stato”, si precisa ancora. Per gli ucraini, gli interventi militari di Washington e Tel Aviv sono un “segnale chiaro” per le ambizioni nucleari iraniane. Un esempio plastico di doppio standard, che sconfessa tante uscite pubbliche dei vertici ucraini.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà per una sessione d’emergenza alle 15 ora di New York, le 21 in Italia, dopo gli attacchi americani ai siti nucleari iraniani. Lo ha reso noto la presidenza di turno della Guyana. Si tratta del terzo incontro del Consiglio di sicurezza sulla guerra Israele-Iran da quando ha avuto inizio il 13 giugno scorso.
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