“Duse” a Venezia il silenzio come atto estetico
Cinema, cultura, turismo: un triangolo virtuoso che regala emozioni
C’è un momento in cui il cinema smette di essere solo racconto e diventa riflessione. È ciò che accade con Duse, il film presentato in anteprima mondiale alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che riporta al centro della scena la figura di Eleonora Duse, icona immortale del teatro e simbolo di una bellezza interiore, composta, etica.
Diretto da Pietro Marcello, uno dei più raffinati autori del cinema europeo contemporaneo, il film è interpretato da una intensa Valeria Bruni Tedeschi, che dona alla figura della Duse una dimensione spirituale e dolorosa, profondamente umana. Al suo fianco, un cast internazionale che include tra gli altri Noémie Merlant, Mimmo Borrelli, Fausto Russo Alesi e Marcello Mazzarella, in ruoli che arricchiscono la narrazione con profondità storica e tensione drammatica.
Una figura che parla ancora oggi
Eleonora Duse fu molto più di un’attrice: fu una rivoluzionaria del gesto, dell’introspezione, dell’autenticità. La sua arte si basava sulla sottrazione, sulla capacità di comunicare emozioni profonde senza mai cedere alla teatralità urlata. E il film ne coglie appieno lo spirito: le immagini si susseguono come quadri, la fotografia è intrisa di luce dorata e malinconica, mentre la regia opta per un ritmo contemplativo, quasi spirituale.
Come professore di Estetica, non posso che sottolineare il valore formativo di un’opera che sceglie la via della discrezione e del linguaggio simbolico. Duse è un film che insegna, che invita a guardare oltre il visibile, a riscoprire il potere della presenza scenica come atto interiore, come tensione spirituale.
Cinema, cultura, turismo: un triangolo virtuoso
Questa produzione rappresenta anche un’opportunità per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Duse fu cittadina del mondo, ma profondamente legata al nostro Paese: Asolo, Venezia, Milano, Roma, Firenze… ogni luogo toccato dalla sua arte oggi diventa un tassello di un possibile percorso di turismo culturale che unisce teatro, cinema, arte e memoria.
In qualità di direttore del Dipartimento Turismo, Arte e Cultura dell’Università MEIER di Milano, credo fermamente che film come questo vadano inseriti in progetti educativi, formativi e territoriali. Duse non è solo un film: è uno strumento per comprendere le radici dell’estetica moderna e una leva per promuovere una narrazione culturale italiana colta, profonda, riconoscibile nel mondo.
Un’attrice del futuro, nel passato
In un’epoca dominata dall’eccesso e dall’immagine urlata, Duse è una dichiarazione di poetica e un invito alla riscoperta del silenzio come forma di potenza comunicativa. È un omaggio a una donna che ha fatto della recitazione un’arte spirituale e del dolore una forma di resistenza.
La Mostra del Cinema di Venezia, ancora una volta, si conferma spazio privilegiato per il dialogo tra passato e presente, tra linguaggio visivo e riflessione filosofica. E questo film, diretto da Marcello e animato da interpretazioni memorabili, ne è una delle espressioni più riuscite.
*Mattia Carlin, professore di Estetica e direttore del Dipartimento Turismo, Arte e Cultura – Università MEIER, Milano
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